BENOIT HAMON VINCE LE PRIMARIE DELLA GAUCHE E MANDA IN SOFFITTA MANUEL VALLS

BENOIT HAMON VINCE LE PRIMARIE DELLA GAUCHE E MANDA IN SOFFITTA MANUEL VALLS

Il secondo turno delle Primarie della “Belle Alliance Populaire” ha sortito il vincitore. E’ Benoit Hamon, che vince contro Manuel Valls con il 58,65% dei voti, contro il 41,35% al suo contendente. Oggi, in Francia ha vinto la ragione di essere convintamente a sinistra, nel campo di quanti si sono battuti contro le politiche economiche e sociali condotte da François Hollande e dal suo Primo Ministro, Manuel Valls. Si tratta, quindi, di un profondo “désaveau” nei confronti dell’ex premier che non ha esitato ad imporre il voto di fiducia sulla legge “El Khomery” che ha stravolto le regole del welfare francese.Ha vinto, quindi, una seria svolta a sinistra ed ha perso sonoramente quella forma di “socialismo sovranista” incarnata da Manuel Valls. La vittoria di Benoit Hamon è un ulteriore, sonoro e definitivo schiaffo morale a François Hollande che, indegnamente, non ha nemmeno ritenuto necessario votare né al primo, né al secondo turno di queste primarie, organizzate dal suo stesso partito che, per sua colpa, ha rischiato di frantumarsi e di sparire totalmente dal panorama politico francese. Benoît Hamon, che era considerato un outsider fra i sette candidati alle primarie, è invece risultato il favorito già al primo turno grazie al suo programma elettorale che presenta non solo una profonda riforma costituzionale comportante anche l’abolizione dell’art.49.3, e che si avvicina molto alla “sesta repubblica” di cui parla anche Jean-Luc Mélenchon, ma che prevede anche un “revenu universel” (reddito di base universale): una compensazione economica a destinazione dei giovani dai 18 ai 25 anni. Oggi, hanno votato in tutto l’ Esagono e nei dipartimenti e Territori d’Oltre Mare circa 2 milioni di elettori, quasi un milione in meno rispetto alle primarie del 2012 ed appena sopra la soglia di allarme perché il candidato sia considerato davvero legittimato dalla base.Sono state settimane di una campagna elettorale assai controversa. I sostenitori di Valls ne difendevano a spada tratta il suo operato contro i Sindacati che lo hanno contestato per mesi con lunghe marce ed altrettante manifestazioni a difesa del diritto del lavoro. I seguaci di Hamon, invece, sebbene tacciati di “utopia”, hanno confermato che bisogna salvare il partito riportandolo sulla retta via del socialismo, così come lo intendeva uno dei suoi “padri”, Jean Jaurès. Perché “la sinistra deve fare e deve essere la sinistraOra, il candidato più a sinistra di tutti, il “frondeur”, ossia il frondista, come viene chiamato per la sua opposizione interna al partito, porta a casa un risultato che ad agosto dell’anno scorso sembrava realmente un ‘utopia. Con Benoit Hamon, oggi il Partito socialista francese – dichiarato sull’orlo della scomparsa elettorale – sceglie quindi di virare nettamente a sinistra. Hamon è sostenuto oltre che da Martine Aubry, anche da Arnaud Montebourg e da Aurélie Filippetti, ossia da due ex Ministri del primo governo socialista, con Primo Ministro Bernard Arnault. Ministri che, con Benoit Hamon – allora Ministro de l’Education Nationale – si sono dimessi dal momento in cui Manuel Valls entrava a Matignon.Per le sue posizioni in materia di welfare, di ecologia e di riforme costituzionali, Hamon si trova tuttavia a competere con il fondatore della “France Insoumise” di Jean-Luc Melenchon. Il candidato alle presidenziali del Ps ha 49 anni. E’ nato a Saint-Renan nel dipartimento del Finistère (Bretagna), è stato portavoce dei socialisti dal 2008 al 2012, deputato europeo nel 2004, poi consigliere regionale in Ile-de-France nel 2010. La sua militanza ha le radici nella giovanile del partito (MJS) e nel sindacato studentesco Unef. In quelle manifestazioni ha trovato molti dei fedelissimi che lo accompagnano fino ad oggi. E’ altresì uno dei personaggi che lavorano alla nascita del “Nouveau Parti Socialiste” dopo lo choc del 21 aprile 2002, ovvero subito dopo l’eliminazione del candidato Lionel Jospin al primo turno in favore di Jean-Marie Le Pen.Allora, Hamon ha soli 35 anni ed è a fianco dei due socialisti che ha sfidato alle primarie: Vincent Peillon e Arnaud Montebourg, a raccogliere gli applausi dei malcontenti nell’anfiteatro della Sorbona per chiedere una rifondazione totale del partito. Il progetto fallirà pochi mesi dopo tra discussioni e polemiche, ma quello spirito rimarrà sempre.Hamon ha fatto campagna da solo, imboccando più volte la giusta direzione del vento di cambiamento che spira in Francia e non solo. Lo scorso settembre è andato negli Usa ad incontrare il senatore democratico Bernie Sanders, perdente alle primarie contro Hillary Clinton, ma ormai simbolo internazionale di politico di sinistra. E’ stata una delle mosse più azzeccate, soprattutto perché fatta in favor di telecamere. Poi sono sati favorevoli i buoni rapporti con la società civile, come il collettivo per la trasparenza “Démocratie ouverte”, i numerosi tentativi di dialogo con gli ecologisti e gli ammiccamenti a Podemos in Spagna e al leader Jeremy Corbin in Inghilterra. “Ha una voce nuova. Non è politichese, ma nemmeno fa il professore”. Hamon è il candidato che al termine di tre ore di interrogatorio-intervista al giornale Libération si è avvicinato allo stagista a cui avevano segato la domanda per il poco tempo e ha detto: “Mi segua, possiamo parlare mentre scendo le scale”. La corsa di Hamon è cominciata il 16 agosto scorso quando, ospite di France 2, ha dato l’annuncio per primo: “Mi candido”. Da quel momento ha costretto tutti a corrergli dietro, prima senza creare grandi preoccupazioni, poi monopolizzando la spenta campagna per le primarie con i suoi temi. Il lavoro, sicuramente. E’ stato lui a proporre il reddito di base universale, non senza essere costretto a rimangiarsi alcune promesse. L’idea finale è che sia un progetto a tempo, con un grande punto interrogativo sulle coperture. Si parla della tassazione dei robot, ad esempio, e di lotta all’evasione fiscale. Ma resta il fatto che ha riportato il tema al centro della discussione. Hamon ha anche detto che si farà portavoce dell’abolizione della loi travail, il cosiddetto Jobs act all’italiana. Le proposte più provocatorie sono arrivate dalla sua parte: legalizzazione della cannabis, possibilità di lavorare per i migranti richiedenti asilo e fine dello stato d’emergenza. Sul campo ecologico ha proposto la fine dell’uso del diesel entro il 2025, la chiusura del tanto discusso aeroporto di Notre Dame de Landes e una riduzione della dipendenza dal nucleare. Poi la riforma del Senato, il diritto di voto agli stranieri per le elezioni locali, gli incentivi per creare alternative alla prigione. Sul piano europeo si fa portavoce di una moratoria sul deficit al 3 per cento e un’alleanza con i paesi anti-austerity. Infine, a livello internazionale è arrivato fino ad azzardare il riconoscimento della Palestina. Che cosa resta ora dei socialisti in salsa Hollande-Valls è presto per dirlo. Di certo nell’ultima settimana di campagna elettorale non si sono risparmiati i colpi, specie provenienti dal campo di Valls. L’ex primo ministro ed ex titolare dell’Interno ha fin da subito cercato di intestarsi la battaglia per la laicità. Tra i valori fondamentali della Francia, è anche una delle tematiche più discusse dopo gli attentati terroristici che hanno travolto il Paese. Ai problemi di integrazione e radicalizzazione islamica, Valls risponde con il pugno duro e con una battaglia senza eccezioni. Hamon è ritenuto più moderato, tanto che è stato accusato da un ministro vicino a Valls, secondo indiscrezioni pubblicate dal quotidiano Libération, di essere “il candidato dei Fratelli musulmani”. E’ stata l’accusa di troppo, l’attacco che ha congelato definitivamente i rapporti di due sinistre che ora, non si sa bene come, dovranno affrontare una campagna elettorale insieme. Oppure prepararsi a prendere strade diverse. Resta, tuttavia, l’incognita Mélenchon che non è per nulla convinto di farsi da parte per sostenere Benoit Hamon e resta il fatto che ad oggi, seppur dignitosamente rappresentato da Benoit Hamon alle prossime presidenziali, il Ps ha perso moltissimi elettori che si sono via via avvicinati ad Emanuel Macron, mentre altri hanno raggiunto le fila di Jean-Luc Mélenchon. Quest’ultimo, nei sondaggi risulta essere in terza posizione, dietro a François Fillon e dietro a Macron. Hamon sarebbe ancora quinto, dietro Marine Le Pen. Bisognerà, quindi, prepararsi ad una inevitabile coalizione con tutte le forze di sinistra per sbarrare la strada alla destra reazionaria di Fillon ed alla peggiore, quella di Marine Le Pen.