MARINE LE PEN E IL FRONT NATIONAL ACCUSATI DI TRUFFA AGGRAVATA AI DANNI DELLO STATO E DI RICETTAZIONE

MARINE LE PEN E IL FRONT NATIONAL ACCUSATI DI TRUFFA AGGRAVATA AI DANNI DELLO STATO E DI RICETTAZIONE

I dossier ed i conseguenti scandali che hanno colpito François Fillon– il candidato dei Repubblicani – nella sua « saga » familiare – avrebbero potuto essere l’occasione ideale per Marine Le Pen di « condannare il sistema» giocando sulla corda sensibile del « tutti marci » e di presentarsi come l’ “unica candidata irreprensibile” alle presidenziali della primavera 2017.Ma il silenzio di Marine, la presidente del « Front national », su tutto « l’ambaradam » di Fillon – « Penelope gate », è sicuramente dovuto ai tre fronti di ordine giudiziario cui deve rispondere ad appena tre mesi dall’elezione all’Eliseo. Il più recente è quello che riguarda il caso di assistenti parlamentari del « FN » denunciati in quanto considerati in posizione di « impiego fittizio » e per il quale Marine Le Pen ha intrapreso una battaglia da « braccio di ferro » con il Parlamento europeo. Si tratta di stipendi pagati a due suoi assistenti che, apparentemente, non lo sono mai stati. La deputata parlamentare europea, pertanto, dal 1° febbraio subirà un’ importante decurtazione dai suoi emolumenti mensili a fine del rimborso raitizzato delle somme indebitamente incassate. Ma le noie giudiziarie non finiscono qui per Marine Le Pen. I 23 eurodeputati del « Front national » impiegano, come previsto dalle regole europee, una sessantina di assistenti parlamentari per aiutarli durante il loro mandato e ciò dall’ultima elezione del 2014. Questi vengono retribuiti direttamente dal Parlamento europeo nel limite massimo di 24 000€ per ciascun deputato. Nel 2015, le Autorità amministrative del Parlamento europeo hanno, tuttavia, manifestato dei seri dubbi sull’ effettiva attività lavorativa di 29 assistenti « FN » che, altresì, occupano posti strategici in seno allo stesso partito, se non direttamente al servizio personale di Marine Le Pen. Questi assistenti sarebbero stati assunti al Parlamento europeo , pertanto, soltanto al fine di percepire indennità che risultano essere indebite, visto che lavoravano e lavorano per il « Front national » e non su argomenti che riguardano i dossier europei. Gli assistenti « accreditati » al Parlamento europeo sono contrattualmente tenuti a risiedere a Bruxelles, ma in 29 di loro non vi si sarebbero recati che molto raramente, poiché vivono tutti in Francia.Eppure, le regole europee sono chiare: « Sono prese a carico soltanto le spese che crrispondono all’assistenza necessaria e direttamente connessa all’esercizio del mandato parlamentare dei deputati. Queste spese non possono in alcun modo ed in nessun caso coprire spese che riguardino la sfera privata dei deputati.» Se le suddette allegazioni dovessero confermarsi, si tratterebbe quindi di impieghi fittizi finanziati dai contribuenti europei ed il cui pregiudizio economico è stato calcolato in ben 7.500.000€ (sette milioni e cinquecentomila euro) dal 2010 al 2016. Le Superiori Istanze del Parlamento Europeo, nel mese di marzo 2015 hanno pertanto presentato formale denuncia presso L’OLAF (’Ufficio europeo di lotta alle frodi) che ha condotto l’indagine per diversi mesi, interrogando gli assistenti sospetti ed esaminando le loro rispettive agende. l’ OLAF ha, pertanto, stabilito che una delle assistenti di Marine Le Pen, Catherine Griset, non aveva mai sottoscritto alcun contratto di affitto a Bruxelles per ben cinque anni e che le sue « apparizioni » al Parlamento europeo erano rarissime, come ha stabilito, inoltre, che un altro assistente, Thierry Légier, occupava – in parallelo – il posto di guardia del corpo di Marine Le Pen. Da giugno 2016, l’OLAF ha già chiesto a sei deputati « frontisti » di rimborsare integralmente gli stipendi percepiti indebitamente dai loro « assistenti fittizi ». Si tratta di Marine e Jean-Marie Le Pen, Bruno Gollnisch, Mylène Troszczynski, Sophie Montel et Dominique Bilde.Non avendo risposto positivamente alla richiesta dell’ « OLAF » di rimborsare 300 000€ entro il 31 gennaio 2017, la Le Pen si vedrà, quindi, decurtare vistosamene il suo stipendio al fine del rimborso stesso, oltre ad altri 40.000€ che riguardano Thierry Légier. Identica sanzione era stata comminata a Jean Marie Le Pen durante l’estate 2016. Un’altra indagine è in corso in Francia.Il Tribunale di Parigi, cui ha ricorso il Parlamento europeo nel mese di marzo 2015, ha aperto un fascicolo lo scorso dicembre 2016. Si sospetta, infatti, una “truffa per banda organizzata” (una sorta di associazione a delinquere) finalizzata al finanziamento illegale del partito dei Le Pen, il “Front National”, per l’appunto. Marine Le Pen, ovviamente, urla alla « persecuzione politica » orchestrata dall’ex Presidente social – democratico del Parlamento europeo, Martin Schulz, con la complicità di Manuel Valls, l’ex Primo Ministro francese. Ha, perciò, sporto denuncia lo scorso gennaio 2017 per “falso ideologico” che – a suo dire – implica la collisione fra l’ OLAF ed il Segretario Generale del Parlamento europeo, autore della “segnalazione”. Il suo Legale ha sottointeso che il fatto di impiegare assistenti parlamentari per svolgere un tipo di lavoro “partigiano” sia moneta corrente al Parlamento europeo ed ha citato il caso dei socialisti spagnoli e dei conservatori polacchi. Nell’insieme, i deputati europei del “FN” lamentano di dover rimborsare delle somme sulla sola base di un’ indagine amministrativa dell’ « OLAF », senza nemmeno essere stati condannati da un organo giudiziario.Si tratta, tuttavia, di una procedura assolutamente a norma : l’uso improprio delle indennità fa parte delle competenze dell’ « OLAF » che ha il potere di recuperare le somme indebitamente percepite dai deputati eletti al Parlamento europeo.E’ anche vero che si potrebbe sostituire l’OLAF con un « Tribunale europeo » dotato di poteri di indagini e quindi di successive, eventuali condanne, ma sussiste un problema non di poco conto : il progetto, presente nelle proposte di legge chiuse nei cassetti del Parlamento europeo sin dal 2013, è fortemente combattuto proprio dagli eurodeputati del “Front National” di Marine e Jean Marie Le Pen. D’altra parte e per non farsi mancare nulla, il « Front national » è oggetto di indagine in Francia perché sospettato di aver messo in campo un sistema di finanziamento illecito per tutte le campagne elettorali sin dall’arrivo alla sua presidenza di Marine Le Pen : per le elezioni cantonali del 2011, per le presidenziali e le legislative del 2012, per le municipali, le europee e le senatoriali del 2014 e per le dipartimentali e le regionali del 2015.Infatti, se le persone e le strutture sospette variano da una elezione all’altra, il meccanismo è sempre lo stesso:Per stampare i loro volantini o per costruire i loro siti web di campagna elettorale, i candidati si rivolgono a dei fornitori « frontisti » o vicini al « FN » (Riwal et Les Presses de France, le Società di Frédéric Chatillon e di Axel Loustau, due amici intimi di Marine Le Pen);Le prestazioni dei loro “fornitori” sarebbero copiosamente sovra fatturate a carico dei candidati, permettendo così a quei fornitori di realizzare un così ampio beneficio che ne defalcherebbero una grossa parte regolarmente indirizzata verso i “paradisi fiscali”; Naturalmente, alla fine, i candidati non avranno speso un centesimo, poiché lo Stato rimborsa le spese di campagna elettorale a condizione di realizzare, però, una certa percentuale in termini di di voti. Oltre alla truffa, il supposto e sospetto « montaggio » del « FN » potrebbe pertanto presentare tre ulteriori e gravi problemi :• Il « FN » avrebbe imposto ai suoi candidati di rivolgersi soltanto ai suoi fornitori di servizi in cambio della loro « investitura » : cosa altamente vietata dalla legge elettorale in vigore in Francia.• Il micropartito « Jeanne », utilizzato come intermediario in alcuni casi, avrebbe incamerato ingenti somme nel consentire prestiti ad alto tasso di interesse ai candidati frontisti per finanziare la loro campagna elettorale, fino al rimborso da parte dello Stato francese.• Alcuni prestiti sarebbero stati antidatati per poter fruire del rimborso da parte dello Stato. Una prima indagine giudiziaria, aperta nel 2013, portava sulle campagne presidenziali e legislative del 2012.Nel mese di ottobre 2016 dava luogo al rinvio a giudizio del “Front National”, del micro partito « Jeanne », della Società Riwal, di due dirigenti del FN (il tesoriere Wallerand de Saint-Just e uno dei suoi vice-presidenti, Jean-François Jalkh) e di cinque amici intimi di Marine Le Pen (Frédéric Chatillon, Axel Loustau, Olivier Duguet, Sighild Blanc, Nicolas Crochet). Tutti dovranno rispondere di reati gravissimi che vanno dalla truffa alla ricettazione e all’abuso di beni pubblici, oltre che di falso in atti pubblici.Marine Le Pen, però, non è stata ad oggi sentita se non in qualità di « persona informata dei fatti », avendo convinto gli inquirenti che non aveva partecipato all’organizzazione delle elezioni legislative. La seconda indagine giudiziaria, scaturita dalla cellula anti riciclaggio « Tracfin », riguarda le quattro elezioni seguenti (municipali, europee, senatoriali e dipartimentali). Aperta nel mese di ottobre 2016, deve far luce su eventuali irregolarità che coinvolgono gli stessi fornitori del « FN » (Chatillon, Loustau, Duguet e Blanc). Infine, una terza indagine, ancora allo stadio preliminare, è partita nel mese di dicembre 2016 sulla campagna per le elezioni regionali. La Magistratura continua ancora ad indagare sulle Società di Axel Loustau e si riferisce in particolari alla “difesa” di Marine Le Pen che afferma: • Si tratta di un accanimento politico da parte della Magistratura nei confronti del « Front national »• Non si è mai occupata personalmente dell’organizzazione delle campagne elettorali.• La « Commission des comptes de campagne » (CNCCFP) ha sempre convalidato i conti delle campagne del « FN ». Una « difesa » che finge di non sapere che proprio la CNCCFP ha per prima avvertito la Magistratura sui sospetti che pesano sul finanziamento delle legislative del 2013.Ma non avendo la CNCCFP autorità ad istruire le indagini, è normale che vengano istruite dalla Magistratura competente. Intanto, Marine Le Pen non ha certamente tagliato i ponti conAxel Loustau, che, invece, ha ancora incaricato di gestire i finanziamenti della sua campagna elettorale per le presidenziali del 2017. C’è poi l’indagine che riguarda il patrimonio dei Le Pen : la loro dichiarazione in qualità di deputati europei, presentata nel 2014 rispettivamente da Jean-Marie e Marine Le Pen avrebbe sminuito il valore di diversi beni immobili di loro proprietà. I due avrebbero soprattutto sotto stimato di 2/3 il valore delle loro parti nella “SCI” (Società Civile Immobiliare) che detiene il celebre maniero di famiglia di Montretot a Saint-Cloud (Hauts-de-Seine). Si tratterebbe di circa un milione di euro per Jean-Marie Le Pen e di diverse centinaia di migliaia di euro per la figlia Marine. Adito dalla “Haute Autorité pour la transparence de la vie publique” (HATVP), che è competente in materia di verifica delle dichiarazioni patrimoniali, il Tribunale nazionale finanziario, nel mese di gennaio 2016, ha aperto un’indagine preliminare per evasione fiscale nei confronti di Jean-Marie e di Marine Le Pen. Se fosse provato, quindi, che Marine Le Pen abbia omesso di dichiarare « una sostanziale parte del suo patrimonio » o che ne abbia fornito « una stima menzognera », la presidente del FN rischierebbe tre anni di carcere, 45 000 euro di multa e dieci anni di non eleggibilità. Suo padre rischia molto di più, poiché avrebbe omesso di dichiarare un conto in Svizzera e dei lingotti d’oro ritrovati dalla cellula anti riciclaggio “Tracfin”. Jean-Marie Le Pen è anche oggetto di una denuncia per frode fiscale aggravata.La HATVP sospetta infatti che si sia servito dei soldi del suo micro partito « Cotelec » per finanziare l’acquisto della villa de “La Bonbonnière”, a Rueil-Malmaison (Hauts-de-Seine), nel 2013. Un’ operazione che sarebbe penalmente perseguibile in quanto « appropriazione indebita di beni pubblici » e che potrebbe ricadere su Marine Le Pen, che ha partecipato all’operazione immobiliare grazie ad un prestito avuto dal padre e che, perdippiù, sedeva nel Consiglio di Amministrazione del “Cotelec”. Come al solito, tuttavia, Marine Le Pen ha « denunciato » « una volontà di nuocere ormai sistematica ed oltraggiosa » della HATVP e della Magistratura nei suoi confronti.La dirigente del « FN » considera infatti che « la stima di parti minoritarie della « SCI » del maniero Montretout effettuata dalla « HATVP » « è totalmente contraddittoria e gravemente sovrastimata con quella operata, da diversi anni, dall’amministrazione fiscale». Cosa che il tribunale potrà rapidamente verificare. Va sottolineato, altresì, che oltre agli eurodeputati del « FN », una decina di parlamentari britannici dell’ « UKIP », fra cui lo stesso Nigel Farage, sono sospettati dal Parlamento europeo di avere indebitamente percepito centinaia di migliaia di euro per finanziare « assistenti » che non hanno mai realmente lavorato nell’Istituzione europea.Morale: “ladri del mondo intero unitevi. Io, intanto, pago”.