PECCATO, ALEXIS

PECCATO, ALEXIS

Devo tanto ad Alexis Tsipras anzi gli dobbiamo tanto, sia io che Matteo Pucciarelli. Nel 2014 andando in Grecia abbiamo scoperto (e raccontato) la storia di Syriza. Una storia bella, coerente ed importante, di un partito che costruendo pratiche di mutualismo, dal basso, ha raggiunto doppie cifre elettorali. Tsipras ne era diventato segretario che Syriza era al 4%, anche grazie alla sua figura carismatica è arrivata al governo. Alexis ha intrapreso subito un braccio di ferro con la Troika. Come sappiamo, l’ha perso. Isolato in Europa – ricordiamo che i socialisti, tra cui Renzi, gli hanno voltato le spalle in nome dei vincoli europei, quegli stessi vincoli che stavamo affamando il popolo ellenico – ha ceduto ai diktat delle Istituzioni. Da allora ha provato ad attuare riforme sociali con le briciole concesse dall’UE. Era ovvio che finisse com’è finita: eletto per cambiare il volto del Paese, i greci non si sono accontentati del poco concesso, troppo simile ai governi precedenti. Ieri è stata sancita la sconfitta. Tsipras avrà commesso degli errori e si sarà giocato male la partita – perché convocare quel referendum popolare che sanciva la vittoria dell’OXI e 3 giorni dopo siglare la resa a Bruxelles? – ma, ancora oggi, mi chiedo se veramente aveva un Plan B e quale fosse. Dopo aver combattuto per mesi con l’Ue – Davide contro Golia – ha ceduto ai memorandum imposti e ai cosiddetti “piani di salvataggio” ma ne esce comunque a testa alta, con Syriza al 31,5% dei consensi. Non poco, di questi tempi. Peccato, ma grazie lo stesso Tsipras.Faremo tesoro della tua sconfitta.