ARGENTINA, MOSSE A SORPRESA SUI CANDIDATI ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI

ARGENTINA, MOSSE A SORPRESA SUI CANDIDATI ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE A BUENOS AIRES La campagna elettorale per le presidenziali in Argentina è ufficialmente iniziata e a dettare l’agenda è stata Cristina Kirchner, grazie a una mossa a sorpresa. Se tutti si aspettavano la sua candidatura apresidenta, lei ha lasciato spiazzati sostenitori e avversari, riservando per sé la vicepresidenza e offrendo il posto di capo di stato al sessantenne Alberto Fernández, giurista, docente universitario ed ex Capo di Gabinetto durante il governo di Néstor Kirchner (dal 2003 al 2007) e nel primo anno della presidenza di Cristina (2008). Dopo le sue dimissioni, legate a conflitti interni al Partido Justicialista (PJ), si è trasformato in uno dei più duri critici dell’ex presidenta, soprattutto in relazione alla restrizione all’acquisto di dollari e al gravissimo incidente ferroviario della stazione Once, nel 2012, per la quale ministri e funzionari sono stati condannati.Per questo la mossa di Cristina, ora, lascia tutti spiazzati. Ed è stato lo stesso Alberto, pochi giorni fa, a chiedere alle tv di “non mandare continuamente in onda i video dove critico Cristina”.La formula “Fernández y Fernández” (questo il cognome da nubile di Cristina) riuscirà a strappare il paese dalle mani di Mauricio Macri? (unico caso nella storia argentina di presidente di destra eletto in modo democratico e non salito al potere con un colpo di stato). Al di là dei passati dissapori, l’accoppiata ha un suo razionale. Il passo indietro di Cristina a favore di Alberto Fernández, uomo di fiducia di Néstor, dovrebbe riportare in area peronista gli elettori moderati che avevano apprezzato la politica di quest’ultimo e che hanno votato Macri non tanto per un fattore ideologico, ma per un’avversione idiosincratica verso Cristina. Al tempo stesso, si accontenta lo zoccolo duro dei fan della ex presidenta.Non solo. Alberto è riuscito a cooptare Sergio Massa – peronista non kirchnerista intenzionato a candidarsi alla presidenza – e a convincerlo a rinunciare, accettando in cambio un ministero: una fattore di frammentazione in meno, voti in più per “la formula”.La giocata a sorpresa ha costretto Mauricio Macri a una contromossa. Ossia, la scelta di un peronista di destra, Miguel Angel Pichetto, come proprio vicepresidente. Un politico decotto, che non porterà niente di proprio in dote alla destra, ma dovrebbe arginare l’emorragia di voti della classe media, colpita nel proprio benessere dalle politiche neoliberiste di Macri. A Pichetto, il compito di convincere i delusi che un eventuale secondo mandato di Macri sarà temperato da una maggiore protezione sociale, sebbene di marca conservatrice.La partita si giocherà tutta sulle politiche economiche: come frenare l’inflazione, attualmente al 45 per cento annuo; come uscire dal vicolo cieco di un debito estero impagabile a cui si è aggiunto il prestito del Fmi del 2018, 57,1 miliardi di dollari per evitare il default (a cui è seguita, 4 giorni fa, un’ulteriore erogazione di altri 5,4 miliardi di dollari); come rilanciare i consumi e l’occupazione, dopo i ferociajustes(tagli), imposti dal Fondo stesso.A questo proposito, Alberto ha incontrato i funzionari del Fmi per rassicurarli e al tempo stesso avvisarli. In caso di vittoria, si farà garante della restituzione del debito (come aveva già fatto Néstor prima di lui), ma cercando le risorse attraverso la creazione di occupazione e benessere, e non stritolando una popolazione già allo stremo (30 per cento degli argentini sotto la soglia di povertà). Alle obiezioni dei funzionari, ha fatto notare che il prestito è stato concesso a un paese chiaramente insolvente, la cui situazione era nota a livello mondiale, e al quale il Fondo non avrebbe nemmeno dovuto aprire una linea di credito.La parola d’ordine della campagna di Fernández è “rimettere in ordine dove l’attuale gestione ha portato il caos”. Nessuna promessa scintillante, ma anzi l’avvertenza che abbassare l’inflazione è un lavoro lungo. Quella di Macri, invece, “portare avanti il cambiamento votato dagli argentini”.Nel frattempo, grazie all’autorizzazione del Fmi a vendere le riserve in dollari per mantenere stabile il tasso di cambio, il peso da varie settimane non è più in caduta libera, ma stabile attorno ai 40 pesos. E questo favorisce Macri nei sondaggi, dato che la fortuna del presidente è legata, in modo inversamente proporzionale, all’andamento del dollaro. Ma è anche probabile che tra pochi giorni il prezzo del biglietto verde torni a salire, per effetto di manovre speculative da parte di chi ora sta comprando approfittando del ribasso. E il cammino da qui al 27 ottobre, data delle elezioni, è ancora lungo. Nella foto, Cristina con Alberto Fernández