US. CORSA VERSO LA MORTE IN ARKANSAS
Arkansas. Un piccolo stato nel mid-West americano. Lì, dove non ci sono metropoli o centri d’attrazione, il governo locale ha presentato un piano per l’esecuzione capitale di otto condannati in poco meno di dieci giorni; un quarto dell’intero braccio della morte. Tra il 17 e il 27 di aprile, le date presentate nella dichiarazione firmata dal repubblicano Asa Hutchinson. Se approvato, sarebbe la più rapida ondata di esecuzioni mai avvenuta in quarant’anni di storia a stelle e strisce. Anche se, legalmente, la pena di morte è ancora accettata, il governatore ha fatto sapere di aver combattuto duramente contro le difficoltà legali che prevengono la sentenza di morte. “Questa azione è necessaria per rispettare pienamente la legge” ha detto Hutchinson, “ma è anche importante per stare vicini alle famiglie delle vittime che hanno vissuto per molto tempo tra incertezza e appelli della corte. Se l’Arkansas non farà niente, questi uomini saranno giustiziati in coppia durante il periodo di 10 giorni”. Dal 2005, l’Arkansas non conta più esecuzioni capitali; e gli otto uomini condannati, sono nel braccio della morte da più di trent’anni. Ma allora perché questa fretta? La risposta, trapelata dalNew York Timesnel suo editoriale, potrebbe benissimo rientrare nel teatro dell’assurdo. Il lotto di liquido usato per le iniezioni letali, sta per scadere. Come il latte. La droga o la sostanza usata, il midazolam, è stata studiata per rendere il condannato inconscio e condurlo quindi verso una morte più ‘umana’. In pratica, questa sostanza sortisce l’effetto opposto; in molte delle esecuzioni, la morte è arrivata dopo lunghi minuti di dolore e sofferenza. “L’equivalente chimico di essere bruciati e cotti” come ha lo ha descritto il membro della Corte Suprema Sonia Sotomayor nel 2015. Negli ultimi anni, sono stati avviati molti processi per bannare l’uso dell’iniezione letale attraverso questa sostanza. Ma per ora, rimane legale. L’accaduto messo sotto accusa dal NY Times, riguarda appunto la Corte Suprema; colpevole di aver rifiutato la revisione del caso dell’Arkansas pur essendo a conoscenza della data di scadenza della sostanza in aprile; lasciando così terreno fertile per la decisione di nuove esecuzioni. In merito alla decisione della Corte, Hutchinson avrebbe quindi giustificato la sua presa di posizione con la mancanza di tempo. “Vorrei distribuire le esecuzioni in un periodo più ampio – ha detto – ma purtroppo non sono le circostanze in cui mi trovo” La decisione del governatore, ha creato sdegno ed indignazione tra molti dei gruppi di attivisti e religiosi. “La data di scadenza della sostanza è direttamente legata all’urgenza dello Stato di dare il via alle esecuzioni di 8 uomini in 10 giorni” ha detto il portavoce della Coalizione per l’abolizione della pena di morte dell’Arkansas”. Alle proteste, si è aggiunta anche la voce della chiesa cattolica americana. “L’ordine di esecuzione in 10 giorni è raccapricciante e brutale” ha commentato Sorella Joan Pytlik. Sin dalla fine del 700′ con la pubblicazione deDei delitti e delle penedi Cesare Beccaria (pilastro dell’abolizionismo che criticava la ‘deterrenza’ come principale motivo per l’applicazione della pena di morte), la questione della pena capitale rimane radicata e accesa nel dibattito quotidiano. Rappresenta una costola della costruzione dello stato americano; ancora sospeso tra il giustizialismo da far-west, ed un sistema moderno e garantista.
