NON MOLLARE SINISA MIHAJLOVIC, L’ITALIA E’ CON TE

NON MOLLARE SINISA MIHAJLOVIC, L’ITALIA E’ CON TE

E’ ufficiale: Mihailovic ha una leucemia acuta.  Non è una squadra concorrente che vuole e deve sconfiggere. E’ un avversario più subdolo e vigliacco che sta attentando alla sua salute. Vuole vincere e può vincere. Gli esami sono stati effettuati tempestivamente, in seguito a dolori sospetti. Una risonanza magnetica ha suggerito di approfondire fino a definire la diagnosi che Sinisa ha reso pubblica in una conferenza stampa. Pochi minuti fa. La tempestività della diagnosi permette di ipotizzare una terapia efficace. Non si sa ancora quale. Ma Sinisa non vuole smettere di allenare, per quanto gli sia possibile. La società e i tifosi gli sono vicini. Uno striscione è subito apparso sul luogo della conferenza “Non mollare Sinisa, Bologna è con te”. Ma non solo Bologna. Stanno arrivando attestati di stima da ogni dove. L’Italia è con te. Come spesso accade le cose avvengono proprio quando meno pensi che debbano accadere. Un pubblico che è entusiasta di lui. Una società che lo ha visto come elemento chiave per un rilancio atteso da troppi anni. La squadra che non avrebbe potuto essere in sintonia con l’allenatore più di così. Ma nessuno è invincibile. La prevenzione è sempre l’arma migliore, soprattutto se si ha un padre deceduto a causa di un cancro. Al diavolo le polemiche di chi in questi anni, ha messo in piazza gli errori che come tutti ha commesso, dimenticando le circostanze di chi ha visto le bombe cadere sul proprio paese. Le polemiche di chi lo ha accusato per frasi infelici, dimenticando quelle felici. Quelle che avrebbero permesso al lettore di capire che si trovava di fronte a una personalità forte e complessa, con qualche componente più che indigesta, ma difficilmente scindibile da altre caratteristiche che potevano essere oggetto di apprezzamento. Nessuno, per esempio, ha mai ricordatoun suo appello contro il razzismo letto in uno stadio e di fronte a una curva che si era distinta proprio per gli insulti a chi ha la pelle nera. Certo un personaggio scomodo, fuori dal campo. Ma soprattutto un personaggio scomodo, in campo, per gli avversari. Pochi, nella storia del calcio, hanno saputo dipingere cross con la sua precisione. Assist sulla testa del compagno meglio piazzato o direttamente scodellati là dove il portiere non poteva arrivare. Qualcuno ha detto che, se la sua classe era innata, qualcosa era pure in  grado di tramettere ai suoi giocatori, visto che Pulgar, da quando Sinisa allena il Bologna, ha imparato come non mai a piazzare palloni assassini che sconcertano e disarmano le opposte difese. Bologna dunque, punto di arrivo di una carriera adrenalinica, fino a quel momento ad alti e bassi.  Gli alti e bassi precedenti (lo stesso Bologna, Catania, Sampdoria, Fiorentina, Milan, Torino) avevano quasi tutti un elemento in comune. Un decollo per lo più buono, fatto di tensione adrenalinica e di risvolti psicologici ottimi per galvanizzare la squadra, magari spezzando la lavagnetta con scritta sopra la tattica di gioco. Poi un calo, quando le adrenaline si erano esaurite e il traguardo pareva più raggiungibile che alle origini. Al Bologna in fase comatosa di quest’anno ci arrivò a 17 giornate dalla fine. Pensi a un boom iniziale, ma temi anche un calo nella fase finale. Puntuale arriva infatti la vittoria a sorpresa in casa dell’Inter, ma di lì a poco tre sconfitte che avrebbero potuto pesare, poco importa se nella partita contro la Roma la malasorte ci aveva imperato. Poi invece la ripresa, fino all’ultima giornata, in un crescendo che fece gridare al miracolo. Dalle stalle della zona retrocessione alle stelle della parte di sinistra della classifica.. Il futuro che si spalancava, non solo davanti a lui, ma anche davanti alla società che se lo era tenuto ben stretto e alla tifoseria che in coro ne aveva invocato la permanenza. Adesso la diagnosi dell’Ospedale. Terapia urgente e tanta prudenza sul fronte lavorativo. Dappertutto è un “Forza Sinisa”, anche se lui è un soggetto che la forza se la sa dare da solo. Preferiamo chiedergli, ancora una volta, “Sinisa, resta con noi”, magari in carrozzeria. Perché i giorni neri devono passare. Perché questo mondo, il mondo del calcio, sente la necessità di caratteri come il suo. E’ un serbo pieno di vita, Sinisa. E mi raccomando l’accento sulla prima i e si pronuncia Sìniscia.