ZINGARETTI LANCIA LA RIVOLUZIONE NEL PD. RENZI RISPONDE COI COMITATI

ZINGARETTI LANCIA LA RIVOLUZIONE NEL PD. RENZI RISPONDE COI COMITATI

Zingaretti riunisce il PD a Roma all’ Ergife per l’assemblea nazionale e lancia la direzione da prendere: ““Il Pd è l’unica alternativa credibile a questa deriva italiana – dice Zingaretti – Dobbiamo cambiare tutto o non ce la facciamo a svolgere il nostro ruolo”. La rivoluzione proposta poggia su pochi punti ritenuti però essenziali. In primo luogo stop alle correnti:“Non si può andare avanti con un partito che è un arcipelago di luoghi in cui si esercita in modo disordinato la sovranità. Il regime correntizio appesantisce e soffoca tutto. Ci sono realtà  territoriali feudalizzate, che si collocano con un leader o con un altro a prescindere dalle idee, solo per convenienza”. Secondo punto all’ordine del giorno, una riforma complessiva dello statuto che poggi su tre pilastri: divisione dei ruoli di segretario e candidato premier, consultazione on line sul programma e apertura ai non iscritti. Sullo statuto, ancor prima dell’inizio dell’assemblea erano già arrivate le parole nette di Orfini secondo cui più che modificato andrebbe stracciato e riscritto da capo, provocando peraltro una netta reazione della Ascani:“Non permetto a nessuno di dire che lo Statuto vada stracciato”. Polemiche a parte, la questione statuto ha occupato una parte centrale nel dibattito in assemblea nazionale, conclusasi con l’assicurazione da parte di Zingaretti di “tempi certi”, indicando in novembre il termine ultime per una decisione. A guidare questo secondo pilastro, l’ex reggente Martina, a capo della neo insediatacommissione “Riforma dello statuto e del partito”a cui spetterà il compito di trovare l’equilibrio fra le diverse anime del PD nel rimodulare l’assetto del partito. Fra i più scettici, la componente renziana (non chiamatela corrente), guidata in assemblea dal trio Guerrini, Lotti e, in minoranza, Giachetti. Ciò che viene da sempre contestata è l’idea di separare i ruoli di segretario e leader, accorgimento che viene visto come un mezzo per dividere le fonti decisionali e rendere più difficile il modello di guida ‘”uomo solo”, da sempre del resto osteggiata da Zingaretti. Guerrini si è espresso cautamente sulla possibile modifica allo statuto:“Ascolteremo la proposta di lavoro del segretario e ci confronteremo, riteniamo sbagliato per il partito la separazione dei ruoli ma se si dovesse andare in quella direzione lo Statuto dovrà prevedere comunque lo strumento delle primarie per indicare il candidato premier”. Terzo punto toccato è la creazione di una piattaforma comunicativa e di condivisione; in questo caso responsabile di progetto sarà Boccia:“In autunno saremo pronti con la nostra nuova piattaforma online che non sarà un commentificio alla Rousseau, ma un luogo di partecipazione”.Insomma, il ritorno alla partecipazione ma in formato digitale su un modello che, per quanto distinto a parole dal modello Rousseau, nei fatti ne ricorda molto l’impianto di fondo. Infine, il punto relativo al programma: è lo stesso Zingaretti a spiegare l’importanza di“imporre un’altra agenda, non essere subalterni agli altri, essere proprietari del nostro destino” .A tale scopo viene lanciata la “costituente delle idee” attraverso un sito di discussione programmatica che parta da“economia green e un nuovo sistema fiscale, altro che flat tax” . Ilgrande assente all’Ergine rimane Matteo Renzi che il giorno prima, da Milano, aveva appena lanciato la propria convention alla presenza di tutto lo stato maggiore d’area, oltre al sindaco Sala che, nonostante un nrecente passato con rapporti abbastanza freddi, ha partecipato con interesse e mostrando a più riprese di condividere l’intervento di Renzi. Come sempre la precisazione dell’ex premier e segretario arriva subito: non siamo una corrente, siamo qui solo per dare il nostro contributo. Ma che l’area sia quella di un rilancio appare evidente. Su un punto le dichiarazioni di Milano e Roma convergono:“O dettiamo l’agenda o non vinceremo mai più”.Da qui però i contenuti divergono. Renzi lancia i propri comitati civici “che sono già 1000 e, entro la Leopolda saranno 2000”, annuncia una summer school per la formazione degli under 30 e dichiara guerra alle fake news e alle ingiurie on line. Proprio quest’ultimo punto, legato all’efficacia della comunicazione, occupa gran parte dell’intervento dal palco milanese. La strategia proposta si apre su due fronti: uno istituzionale ed uno lasciato ai comitati civici. Quello istituzionale vede una azione, portata avanti trasversalmente e a livello internazionale, per chiedere modifiche all’utilizzo dei social network in particolare, mediante l’istituzione del così detto “anonimato garantito”: un soggetto terzo ed indipendente che conosca le vere identità di chi sottoscrive account con alias e che, in caso di azioni legali, possa fornirle rendendo agevole la tutela di chi si senta calunniato. La seconda, come detto, lasciata nelle mani dei comitati civici: localmente gli appartenenti ai comitati, presenti sui territori e quindi in grado molto spesso di associare profili a persone conosciute sul luogo, effettueranno uno screaning delle piattaforme, provvedendo a querelare ogni volta in cui siano ritenuti presenti gli estremi dell’inguria, della calunnia o della minaccia. Per agevolare tutto questo, ogni comitato potrà contare sull’ausilio di legali vicini agli stessi comitati. Paradossalmente questa seconda parte del progetto potrebbe anche funzionare: certamente proviene da un desiderio anche comprensibile di regolare il mondo della comunicazione social, divenuto ormai un far west in cui ciascuno si sente libero di dare libero sfogo al peggio di se.In più però, si basa su quegli istinti di pancia, alcuni direbbero bassi, tipo la voglia di vendetta e la delazione che, inutile nasconderlo, ottengono sempre risultati. La stagione che si apre per il PD, tanto per cambiare, appare quindi in rapida mutazione:la vittoria ampia di Zingaretti alle primarie sembra iniziare a rallentare il proprio abbrivio d’entusiasmo, iniziano ad emergere piccoli e grandi malumori. Renzi lo sa e lo cavalca, senza mai aprire apertamente un conflitto, ma facendo sentire la propria presenza, ricordando al Nazzareno che è ancora molto seguito da una parte non indifferente della base, proponendo alternative organizzative, programmatiche che, sul lungo periodo non possono che risultare logoranti per la leadership di Zingaretti, il tutto in uno scenario politico nazionale che, dopo le recenti vicende russe della Lega, pare aperta più che mai ad ogni possibile conclusione.