ASSURDO:FACEBOOK HA BLOCCATO IL MIO PROFILO E NON QUELLO DELLA MELONI
Il mio profilo è stato bloccato da Facebook per “incitazione all’odio”. E’ accaduto questo: Giorgia Meloni ha scritto in un post che la Sea Watch va affondata. Io ho scritto un post in cui contesto quella frase, per me violenta, dandole perfino (all’inizio del mio post) ironicamente, paradossalmente e provocatoriamente ragione: salvo poi spiegare nel resto del post – ovviamente – l’esatto contrario. Argomentando. E invitando a smetterla di andare a dietro a questi politici di professione che in nome del voto incitano i penultimi a odiare gli ultimi, usando una violenza verbale che sta disumanizzando tutti noi. E cosa fa Facebook?Dice che incito all’odio. Elimina il mio post e blocca il mio profilo. Non quello della Meloni che invita ad affondare le navi e ad arrestare chi salva degli esseri umani. Blocca il mio, che invita a tornare umani. Non solo. Facebook, quando blocca un utente per incitazione all’odio, chiede all’utente se vuole un’ulteriore verifica. Cosa che ovviamente ho richiesto, convinto che, da una lettura più attenta, sarebbe emerso l’errore. E invece niente: “Abbiamo riletto il post – ha risposto Facebook – E confermiamo che viola le nostre norme”. Vorrei poter rispondere: “No che non avete riletto. E se lo avete fatto vi siete fermati al terzo rigo. Cazzo finite di leggere sto post”. Ma niente: Facebook non consente repliche, spiegazioni, chiarimenti. Non ti concede udienza o appello. Decide Facebook. E se Facebook è in palese errore (di distrazione, di pigrizia, di negligenza, di analfabetismo funzionale, di incomprensione) quell’errore diventa comunque una sentenza inappellabile. Se ora il mio profilo è nuovamente attivo è solo grazie all’avvocato Cathy La Torre che, operando del settore della Privacy e avendo contatti con i vertici di Facebook Sud Europa, ha ottenuto un’ulteriore verifica e l’immediato sblocco del profilo e riammissione del post. Il punto è che non è possibile che un’azienda tanto potente, ricca e ormai presente in ogni aspetto della nostra vita privata e sociale, continui a incappare in simili grossolani errori di interpretazione che hanno ormai a che vedere con la libertà di espressione delle persone. Non è possibile che intere forme di espressione, come il sarcasmo, l’iperbole, l’ironia, il paradosso, debbano essere “meno uguali” delle altre perché dall’altra parte ci sono algoritmi e dipendenti aziendali che non li capiscono o non li vogliono capire o non gli va di leggere tutto per capire. Non è possibile che ogni volta, ogni volta che io mi ritrovi a scrivere un post che abbia un attacco “provocatorio”, il mio profilo debba essere bloccato e migliaia di condivisioni e discussioni annullate. E che per sbloccarlo debbano arrivare Enrico Mentana, Cathy La Torre o la solidarietà di tanti miei contatti, perché altrimenti ti arrangi. Facebook ora vuole lanciare la sua moneta che ambisce a diventare il primo conio mondiale. Ma caro Marco, come facciamo ad affidarti i nostri soldi se non riusciamo ad affidarti nemmeno la nostra libertà di espressione?
