IL VUOTO PNEUMATICO E LO SPRECO DI RISORSE DELLA FLAT TAX DI SIRI-SALVINI

IL VUOTO PNEUMATICO E LO SPRECO DI RISORSE DELLA FLAT TAX DI SIRI-SALVINI

Siri è tornato, e con lui la “Flat Tax 15%” presentata dal Viminale alle parti sociali: l’ennesima panzana elettorale a favore di camera. La “Flat Tax” della Lega – quella presentata in grande spolvero al Viminale davanti a 43 firme sindacali e che ha fatto saltare i nervi al Premier Conte – è una finzione, una truffa semantica di un governo ossessionato da propagandare con nomi cool concetti, prebende e provvedimenti già noti al pubblico italiano. Trattasi, quindi, di uno specchio per le allodole ed è tale per svariati motivi, non ultimo la necessità di Salvini ed il suo entourage di distrarre l’attenzione dalle vicende di Savoini e del Metropol. Quanto presentato dal redivivo sottosegretario Armando Siri, non è una Flat Tax perché si limita a includere in un regime fiscale già esistente – quello forfettario per le partite IVA – i redditi familiari inferiori ai 55 mila euro. In questo modo, invece di creare un’eguaglianza orizzontale – a parità di reddito arriva la parità di aliquota – che poi sarebbe la ragione esistenziale della Flat Tax, si va a creare un’ulteriore diseguaglianza, quella fra i lavoratori dipendenti e i redditi da pensione fra 55.000 e i 65.000 euro e le partite IVA dello stesso importo. I primi continueranno a pagare l’Irpef progressiva i secondi l’aliquota da 15%. Per completezza d’informazione, ricordiamo che è stato questo governo ad alzare il tetto dei regimi forfettari da 35.000 a 65.000. Al di là della diseguaglianza, la “Flat Tax” leghista andrebbe a creare l’ennesima gabbia salariale del sistema fiscale italiano: quale vantaggio avrebbe una famiglia nel superare la soglia dei 55.000 euro di reddito? (Per chi è interessato al tema “gabbia di povertà”, consiglio questolink). Per portare a termineil progetto dell’ex-sottosegretario servono fra i 12-13 mld di euro, necessari per compensare il mancato gettito fiscale da 20 milioni di famiglie (la platea stimata). Stante il fatto che – proclami invernali a parte – di Spending Review, ovvero taglio della spesa pubblica, non vi è traccia, dal MEF fanno sapere che gli spazi in Manovra per la Flat Tax non superano i 4-5 mld. La Lega pare interessata a trovare ulteriori risorse mediante la“pace fiscale 2,0” teorizzata dal sottosegretario Bitonci, l’emersione dei contanti presenti nelle cassette di sicurezza. Bitonci prevede l’emersione di 40-50% dei 150 mld stimati su cui poi applicare le aliquote di riferimento. Che la Lega pianifica di inserire queste stime in Legge di Bilancio in modo da renderla sostenibile su carta e finanziarsi così la Flat Tax. Tre sono, però, i problemi: In pratica, se il piano “Bitonci” andasse in porta avremmo una riedizione moderna della Finanza Creativa di Giulio Tremonti, primo padre spirituale della politica economica di questo governo. L’alternativa – escludendo la caduta del Governo che permetterebbe alla Lega di cancellare il Reddito di Cittadinanza – su cui lo stesso Tria argomenta da mesi, è una disattivazione parziale dell’IVA tale da usare i fondi rimanenti per finanziare il resto della “flat tax”. A quel punto avremmo, quindi, l’ennesima tariffa fiscale iniqua che faranno passare per “rivoluzione fiscale”, finanziata in parte a deficit e, dall’altra, dall’aumento delle imposte indirette: l’IVA. Ovviamente la propaganda governativa dirà che abbassando le tasse a 20 milioni di famiglie (il riferimento, costante, a questo termine non è casuale), si aumenteranno i consumi, ci sarà extra-gettito (toh, l’IVA alta torna utile) e l’Italia farà il boom: perché per il governo è “lapalissiano” che se abbassi le tasse aumentano i consumi aumenti il PIL (come se l’extra debito non conti, poi, nulla). Perché per politicanti come Siri e Borghi il risparmio, le aspettative per il futuro, non esistono. L’essere umano è un autonoma: ho più soldi in tasca e – a parità di precarietà economica e lavorative – li spendo subito tutti anche se mi aumenti l’IVA! Inoltre, non sarà un taglio delle tasse – coperto a deficit con il rischio di vedersi alzare altre imposte (l’IVA appunto) – a rilanciare un paese in crisi demografica e di produttività. Servirebbe agire su quest’ultima che permetterebbe di invertire la dinamica negativa del reddito pro-capite, statistica in cui l’Italia è in trend negativo da 25 anni (unico caso fra i 30 paesi dell’OCSE). Illudersi che la Flat Tax di Siri e le una tantum di Bitonci possano cambiare questa dinamica è, quindi, una perdita di tempo.