SALVINI. DELIRI DI ONNIPOTENZA CHE AFFOSSERANNO IL PAESE

SALVINI. DELIRI DI ONNIPOTENZA CHE AFFOSSERANNO IL PAESE

Il moderno politico che, piuttosto che partecipare a comizi, convegni, dibattimenti pubblici, sceglie di far propaganda servendosi dei “social”, finisce col divenire egli stesso un prodotto virtuale, perdendo in certi tratti l’aderenza con la Res Pubblica per autoelevarsi ad una specie di semidio della comunicazione di massa. Capita questo al vicepremier Matteo Salvini che aspira e dichiara la propria volontà ad assurgere al ruolo di premier? Sì, succede qualcosa di simile al leader del Carroccio che stravince le elezioni europee e vive la comprensibile illusione che si sia innescata una catena di successi e ora non resti altro da fare che raccoglierne i frutti. Vero è che “il ferro va battuto finché è caldo”, ma sarebbe opportuno prima di cimentarsi nel ruolo di “supereroe de noantri”, procedere ad un’analisi realistica sulle possibilità di vestire i panni del condottiero senza macchia e senza paura. Anche perchè di macchie il Salvin prodigio ne ha da vendere. Come si arrivi al coraggio di “sputtanare” o tentare di farlo, il presidente del Consiglio dei ministri, intimandogli di rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica, resta uno dei misteri della vita. Come pure, perplime non poco la spocchia boriosa che assale nel sentimento l’uomo, che ne rimane inconsapevole vittima e che lo rende insopportabile, quando non addirittura ridicolo nei suoi atteggiamenti, le pose, i proclami, i diktat, i finti atteggiamenti paternalistici dalle connotazioni pseudo-religiose. Perché mai, ci si chiede, non limitare il proprio apporto al ruolo al quale si è designati, senza voler strafare, senza bramosie da piccolo dittatore, che tra l’altro, sono anche anacronistiche e foriere di tempi bui? Perché in taluni casi, il potere o l’aspirazione ad esso, dà così pericolosamente alla testa? Si narra di uomini che in passato abbiano compiuto imprese superiori alle loro stesse capacità, ma che per una serie fortuita di circostanze, siano approdati ad un effimero successo, un trionfo che nella totalità di questi casi ha avuto scarsa durata ed epilogo disastroso. Nessuno è davvero avulso da tali pulsioni che inducono lo sciocco ad una ipervalutazione di se. Ci sono però quelli (fortunatamente, la maggioranza) che forti del ragionamento autocritico, restano coi piedi in terra e limitano le proprie brame di potere a circostanziati interventi e azioni che, grazie ad una ineluttabile sinergia di molti, produce l’effetto sperato. Tuttavia ci sono anche i vanesi, coloro che vivono una condizione di stordimento da potere (o presunto tale) che li induce a bypassare ogni schema logico, collocandosi indegnamente in cima alla piramide. Nella maggior parte dei casi, costoro hanno un forte seguito di “seguaci” per lo più sorpresi ed affascinati dall’uomo che grida sopra lo sgabello e riempie le menti di banalità con discorsi demagogici e in larga parte irrealizzabili. Alla base di tutto sembra esserci una sorta di super ego alla Nietzsche, che quando applicato con misura e con controllo, potrebbe anche indurre l’individuo ad una crescita reale, quando invece non trova elementi ostativi e lascia libera la bestia, il demone, la pericolosa illusione diviene autodistruttiva e trascina nel suo vortice non solo l’attore di un disegno malato, ma tutti coloro che ne hanno contornato i tratti. Più che una reale necessità di porre fine ad un governo che tutto sommato, seguendo i dogmi di un “contratto di Governo”, ha prodotto riforme e leggi in gran misura in favore degli italiani, appare evidente il bisogno di rompere il giocattolo perchè se ne desidera uno nuovo, senza peraltro curarsi di come questo nuovo “oggetto” dovrà arrivare alla propria costituzione. Dando per buona l’ipotesi che la Lega, una volta superato il muro delle elezioni, arrivi a conclamarsi il primo partito del Paese, quali sarebbero le percentuali che realisticamente porterebbe a casa? E con chi ci sarebbe un “apparentamento” per la governabilità? Visto che il buon Matteo ha già annunciato che “la Lega correrà da sola”, escludendo quindi a prescindere intese e cordate con Forza Italia e Fratelli d’Italia, occorre chiedersi come spera di far cassa di voti in solitaria e come proseguirebbe un ipotetico incarico di governo con una maggioranza talmente risicata da non poter sperare di promulgare nemmeno il costo della carta igienica. “Ma tutto questo Alice non lo sa”, recitava una canzone di Francesco De Gregori, e chissà che anche il vicepremier della discordia, non sia come Alice o che magari lo sappia, ma finga di ignorarlo perchè magari, al limite, si può sempre sperare in una “Grosse Koalition” o per dirla all’italiana, ad un governo dalle larghe intese… Tutto è possibile e non ci sorprendiamo più di niente (o quasi) ma presentare ufficialmente una mozione di sfiducia al Premier Giuseppe Conte, come dovrebbe essere considerato? Un atto di guerra? In ultimo viene da pensare a cosa ne sarà della prossima legge finanziaria, a cosa si dovrà ricorrere per evitare la procedura d’infrazione della Ue, a quale sorte affideremo le speranze della riduzione della pressione fiscale, del progetto di taglio dei parlamentari, all’Iva e a tutte quelle misure che questo governo aveva in calendario. Con la quasi certezza di un aumento dell’Iva. Sarà tutto gettato alle ortiche per le velleità di un uomo che voleva dare al mondo la sua immagine di grandezza e che invece risulterà un nano a cavalcioni di una scopa, un Barone di Münchhausen del terzo millennio. Gli italiani sono meno stolti di quanto occorrerebbe a Salvini e sarà difficile che perdoneranno con nonchalance le sue scelte politiche.