S.ANNA, NIENTE DI UMANO POTRÀ PAREGGIARE IL CONTO

I nazisti si trasformarono in sacerdoti del male ed investiti del compito di sradicare le radici della vita stessa sterminarono un intero Paese A S.Anna di Stazzema radunarono la gente nelle case, nelle stalle.Nella piazza davanti alla ChiesaLi sterminarono con raffiche di mitragliatrici e bombe a mano. Poi diedero fuoco agli edifici e alle vittime. La parte più grande della tragedia avvenne sulla piazza antistante la chiesa, dove furono assassinate tra le 120 e le 140 persone. Compiuto quello scempio, zittite per sempre quelle voci, spenti fuochi a S.Anna rimase il rumore degli stivali, lo sferragliare dei mezzi e poi, come tutto era iniziato, tornò il silenzio. Rimasero più di cinquecento morti a fare da compagnia, a vegliare sui resti della piccola Anna, la più piccola di tutti. Sette per la precisione, per lei che portava il nome del suo paesino abbarbicato sulle Apuane. Oggi avrebbe avuto gli anni di quella che fu una della tante stragi compiute dai nazi fascisti durante la ritirata di fronte all’avanzare degli alleati e dei combattimenti dei partigiani.No, davvero, niente di umano potrà mai pareggiare quel conto che la giustizia italiana ha saldato solo nel 2005 infliggendo a chi a potuto la condanna all’ergastolo Ma in questi giorni, non certo paragonabili, ma pur sempre difficili, in questo settantacinquesimo anniversario, vale la pena di riportarne alla memoria un’altro anniversario. Viene di farlo con le parole, scritte, quando ricorreva il cinquantesimo della strage, da un grande poeta che in questa amata ed amara riflessione ci pone, ci offre il compito della memoria e dell’impegno affinché quel silenzio, quel vuoto vengano riempiti dal pensiero, dalle nostre azioni quotidiane: E’ questo il cinquantesimo anniversario dell’eccidio di Sant’Anna, un episodio così efferato che non vorremmo imputare ad uomini, cioè ad essere umani. Ma uomini, sia pure stravolti da aberranti dottrine e dalla pratica devastatrice della guerra e del genocidio, furono i soldati germanici che lo perpetrarono; creature umane indifese i cinquecentosessanta, per lo più donne, vecchi e bambini che lo subirono nelle loro carni. Resta a cinquanta anni di distanza un episodio umano, da iscrivere malauguratamente nella storia umana, e dovrà restarci a lungo, fin tanto che la storia umana avrà un senso e non sarà dilavata dal tempo e dalla geologia del pianeta. Dovremo ancora in quanto uomini addossarci quel crimine che la nostra mente e la nostra coscienza umana si rifiutano di riconoscere come proprio. Lo hanno commesso uomini su altri uomini, nostri fratelli gli uni e gli altri, i carnefici e le vittime: dobbiamo rassegnarci a questa angosciosa irreversibilità dei fatti avvenuti e alla anche più angosciosa conferma che nell’universo dell’uomo si annida un così orribile potenziale di perfidia, di brutalità e di morte, a cui, sola contrapposizione dignitosa, rispondono l’innocenza ed il sacrificio.Oggi Sant’Anna, le sue immagini, le sue memorie promanano soprattutto una immensa pietà. Costituiscono per tutti una tra le più intense capitali del dolore, per alcuni un santuario. E’ proprio in virtù di quella pietà che in noi l’orrore perdura oltre ogni intento di rimozione ma il giudizio perde il suo truce rancore ed il pensiero della vendetta appare inadeguato, profano. Eventi come il 12 agosto 1944 soverchiano la nostra misura non hanno rivalsa né riparazione possibile: niente di umano potrebbe pareggiare il conto.Ma a riscattarci è se mai il prodigio della vita morale che risorge e, fortificata dalla caduta e dalla vergogna, grida: non si ripeta mai più. E non si limita a gridarlo, ma lo vuole, lo pretende, lo esige universalmente prima come promessa, poi come patto sancito, infine come convincimento profondo e irreversibile.Mentre il mondo lontano e prossimo rinnova troppo spesso le scene di devastazioni, di carneficine e di scempi, Sant’Anna con l’umile autorità che le viene dal suo martirio chiama tutti gli uomini a una definitiva conversione alla pace, alla dignità del colloquio, alla ricerca costante di una possibile armonia.Il cuore degli uomini sia pari alla enormità del luttuoso retaggio e alla grandezza della speranza