DENATALITA’, PRIMATO ITALIANO

DENATALITA’, PRIMATO ITALIANO

464mila bambini: è il nuovo record negativo delle nascite in Italia. E ogni anno, da nove anni a questa parte, ne battiamo uno nuovo. C’è da aggiungere anche che di questi nuovi nati centomila tondi tondi hanno almeno un genitore straniero (e gli stranieri in Italia rappresentano l’8,4% della popolazione…). Per puro amor di polemica annotiamo che nel 2017 l’Istat nelle sue previsioni aveva annunciato un sicuro aumento della natalità, visto che nell’anno precedente erano aumentati i matrimoni. La stessa previsione sostenuta anche per la rilevazione precedente … Pare che quest’anno, almeno, all’Istat non si siano sbilanciati: del resto la crisi, alla faccia degli indicatori positivi di cui ci raccontano continuamente, attanaglia sempre le giovani coppie e “metter su famiglia” resta una scommessa. Poiché a pensar male si fa peccato, pecchiamo: questa volta, se non altro, non ci sono in carica ministre o ministri da rassicurare. La questione della natalità è comunque (giustamente) uno dei temi su cui c’è l’attenzione della politica, anche se è una attenzione fortemente strabica. Dopo le incredibili campagne della ministra Lorenzin, due anni fa, volgari e offensive per le donne (del tipo: “la bellezza non ha età, la fertilità sì”), quest’anno siamo di fronte a un attacco violentissimo contro l’aborto, fatto – per ora – a colpi di mega-manifesti affissi per ora soprattutto a Roma, in cui si mettono violentemente sotto accusa le donne. Insomma, anziché preoccuparsi di intervenire sui nodi irrisolti di una organizzazione sociale che penalizza le giovani coppie (alla mancanza di lavoro si coniuga la carenza, o l’assenza, di strutture di supporto alla famiglia, nonché politiche di sostegno economico che non siano soltanto una serie di interventi spot), la politica accusa. Per quel che riguarda l’aborto, poi, senza neppure valutare il fatto che non solo l’Italia è uno dei Paesi europei con i dati più contenuti (182 aborti ogni mille nati, a fronte della media europea di 203 su mille, mentre in Francia, Inghilterra, Spagna, il dato è decisamente superiore), ma soprattutto che le interruzioni di gravidanza in Italia sono in costante calo da almeno dieci anni.Il censimento sui nuovi nati, ad ogni buon conto, ci racconta anche alcune cose sui mutamenti sociali profondi: per esempio che si diventa mamma sempre più tardi (l’età media nel 1980 era di 26 anni, nel 2017 è stata di 31), che la “propensione” alla maternità è in calo (essere mamma è una scelta, ma lo è anche il non esserlo), che anche tra le donne straniere diminuisce il numero di figli (pur sempre più elevato rispetto alle italiane: 1,95 contro 1,27). È da questi che si riparte, per una politica concreta sulla famiglia e sulle famiglie, da qualunque parte del mondo siano partite per approdare in Italia.