GOODBYE EUROPE. I 40 ANNI DEL REGNO UNITO NEL MERCATO UNICO

DI ALESSANDRO ALBANO (nostro corrispondente da Londra) Londra.“Non ci può essere un ritorno dell’Europa senza una Francia e una Germania spiritualmente grandi. La struttura degli Stati Uniti d’Europa, se fatta bene e con sincerità, sarà tale da rendere meno la forza materiale di un singolo stato”. Era il 19 settembre 1946, e Winston Churchill pronunciava queste parole all’Università di Zurigo. Settant’anni più tardi, l’idea di un’Europa federale è rimasta, appunto, solo un’idea; con il Regno Unito che si appresta a lasciare il mercato unico, e l’ondata di correnti nazionaliste che pongono l’Europa di fronte ad una delle peggiori crisi politiche e rappresentative della sua, pur recente, storia. Il cammino europeo del Regno Unito è stato, sin dall’inizio, turbolento. Mai pienamente coinvolto dal proprio sentimento europeo; e mai pienamente convinto che il nazionalismo e l’isolamento comunitario potesse rappresentare una risposta credibile. Qui di seguito, uno sguardo sui 40 anni di Londra in Europa: 1951.Nasce il primo tentativo di un’Europa unita grazie al Trattato di Parigi: la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA). I Paesi firmatari sono Belgio, Italia, Germania dell’Ovest, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi. La Gran Bretagna declina l’invito a firmare. 1961.Il Regno Unito, sotto il governo di Harold McMillian, fa richiesta formale d’entrata nella Comunità Europea (fondata nel 1957 dai Trattati di Roma). 1963.Il Presidente della Repubblica francese Charles De Gaulle pone il veto sull’entrata del Regno Unito. 1967.Quattro anni più tardi il governo britannico, questa volta presieduto dal labourista Harold Wilson, tenta di nuovo di entrare nella CE. Ancora una volta, De Gaulle blocca l’entrata ponendo il veto. 1973.Dopo un’ulteriore richiesta, il Regno Unito, questa volta sotto la spinta del Primo Ministro Edward Heath, riesce ad entrare a far parte della Comunità Europea, insieme a Danimarca e Irlanda. Già nell’arco di un anno, l’opinione pubblica è divisa dalle politiche agricole comunitarie e dai metodi di finanziamento del settore. 5 giugno 1975.Dopo soli due anni, è gia tempo di referendum. Il voto spacca in due il partito labourista guidato da Harold Wilson (similmente a quanto successo lo scorso giugno con Jeremy Corbyn). Il 67% dei britannici vota a favore della permanenza nella CE; solo la regione dello Shetland e le Western Isles votano contro. Il risultato viene descritto dal Primo Ministro come “una decisione storica”. 1983.L’allora segretario Labour Micheal Foot, pubblica il manifesto del partito dove promette il ritiro della Gran Bretagna dalla Comunità Europea. La proposta è il risultato della scissione all’interno del partito Social-Democratico tra pro-europeisti e nazionalisti. 1984.Il Regno Unito vince il famoso “rebate” (rimborso) con Bruxelles, dopo le negoziazioni riguardo ai contributi britannici nella CE. “Non chiediamo soldi alla CE o a nessun altro Stato. Chiediamo semplicemente di avere il nostro denaro indietro”, dice Margaret Thatcher al summit di Fointanebleau. All’epoca, la Gran Bretagna era il terzo Paese più povero all’interno della CE. 1985.Viene firmato il Trattato di Schenghen che, di fatto, permette la libera circolazione dei cittadini comunitari, creando una comunità europea senza barriere doganali. É tra i principi fondamentali della futura Unione Europea. Il Regno Unito si astiene dalla firma. 1992.Viene siglato il Trattato di Maastricht; da cui nasce la moderna Unione Europea. Vengono poste le fondamenta per la creazione di una moneta unica comunitaria e la cooperazione tra Stati in merito a sicurezza e politiche estere. Il Primo Ministro John Mayor, firma il Trattato rinunciando però alla moneta unica, a causa della forte opposizione parlamentare. 1999.Aumentano le tensioni nell’eurozona a causa del “ban” voluto dalla Francia sulle carni inglesi; è il periodo della “mucca pazza”. Viene annullato tre anni più tardi, dopo l’introduzione delle regolamentazioni sull’export delle carni bovine sotto i 30 mesi. 2000.Viene finalmente consentita l’esportazione del cioccolato britannico, dopo 27 anni di discussioni riguardo gli ingredienti. I puristi, Belgio e Francia, promuovevano l’utilizzo del solo burro di cacao e non olii vegetali. 2004.Il Presidente franceseJacques Chirace il premier Tony Blair si scontrano, politicamente, durante le negoziazioni per la creazione di una Costituzione europea. La Francia esprime la propria preoccupazione per una possibile deriva di un’Europa a “due velocità” (tema molto caldo nell’eurozona di oggi). La proposta di una nuova carta europea viene respinta dopo i referenda in Francia e Olanda. 2007.Viene siglato il Trattato di Lisbona, che centralizza il potere legislativo e decisionale di Bruxelles. Gordon Brown, l’allora primo ministro, manca alla cerimonia televisiva per la firma del Trattato con gli altri leader europei. 2011.Il governo di David Cameron si scontra con Bruxelles dopo il piano europeo di imporre più tasse per le banche e aggiustare l’esponenziale crescita dl settore finanziario di Londra. Cameron promette di voler riportare il potere decisionale in Inghilterra. 2012.Un sondaggio suggerisce un importante spostamento dell’elettorato Tories verso il partito di Nigel Farage, Ukip, come diretto risultato delle politiche restrittive dell’eurozona. É uno dei periodi di picco della crisi globale. Il quotidianoThe Timesriferisce di una perdita pari ad un sesto dell’elettorato iniziale, e più di dieci punti guadagnati dal partito nazionalista di Farage 2014.Cameron si dice pronto a lasciare l’unione Europea dopo le accese discussioni riguardo al tema dell’immigrazione. Una tra le problematiche europee più importanti degli ultimi vent’anni. Per la prima volta, il PM promette il “rule nothing out” (cioè la totale astensione dalle politiche in merito), se gli altri leader dell’UE bocciano la sua proposta di revisione del sistema dei benefit. 2016.Un’Europa instabile e una crisi migratoria sempre più in rialzo, portano ad un crescente sentimento anti-UE e al successo elettorale del partito UKIP nelle elezioni del 2015. Nel febbraio del 2016, Cameron annuncia il referendum del 23 giugno sulla permanenza o meno del Regno Unito nell’Unione Europea. Il risultato, purtroppo, è noto. Il governo di Theresa May ha formalmente dato il via all’iter di uscita dall’Unione questo martedì 29 marzo, attraverso la notifica dell’articolo 50 che permette l’inizio dei negoziati con Bruxelles della durata di due anni. L’effettiva Brexit prenderà piede dall’estate del 2019. Fino a quella data, il Regno Unito RIMANE un membro, ma in uscita, dell’Unione Europea; con i suoi diritti e i suoi doveri. La prima tappa sull’agenda dell’articolo 50, è il conto. L’UE ha infatti richiesto il pagamento di sessanta miliardi di euro per coprire il budget e il debito in passivo maturato da Londra. Il Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha fatto sapere che senza queste condizioni, non può esistere un accordo sull’uscita dall’Unione. Trade. Un’altro tema che preoccupa il governo britannico, riguarda le nuove regolamentazioni degli scambi commerciali, che potrebbero avere delle conseguenze più pesanti del previsto soprattutto per il Regno Unito Cittadini UE. Questo è una delle chiavi di volta delle negoziazioni in merito alla Brexit. Più di tre milioni di cittadini comunitari all’estero stanno aspettando, ansiosamente, quale futuro si profila all’orizzonte; se il mantenimento dei benefit comunitari, oppure nuove limitazioni che potrebbero portare all’espatrio di diverse centinaia di migliaia di europei. Dall’altra parte, il governo britannico pone sul tavolo delle trattative, il problema dei cittadini inglesi in Europa; più di un milione secondo gli ultimi dati. Che ne sarà di loro? Di certo, un mantenimento dei diritti presuppone un reciproco e medesimo trattamento. E probabilmente, senza contare eventuali intoppi, sarà la strada che verrà intrapresa da ambo le parti. I negoziati con Bruxelles, avranno inizio a partire da maggio/giungo. La strada da percorrere non sembra comunque avere il sapore della certezza e della linearità.