A PROPOSITO DI AUTOCRITICHE TARDIVE

A PROPOSITO DI AUTOCRITICHE TARDIVE

Adesso abbiamo l’autocritica di Juncker sull’austerità e il “massacro” della Grecia. Non se ne può più di leader e governanti che si autocriticano. Un conto sono le grandi autocritiche storiche, penso a quelle dopo la caduta del Muro di Berlino che peraltro potevano essere fatte prima, altro sono gli errori pacchiani e visibili nel governare. Che ci vuole a capire che l’austerità secca uccide l’economia e che la Greciaè stata trattata in modo indegno? Che ci voleva a capire che i governi di centro-sinistra stavano trascurando la rabbia dei ceti più poveri e il crescere di paure per l’immigrazione clandestina? Adesso si fa autocritica e tutto torna come prima. Io credo che il governante che sbaglia e lo ammette deve ritirarsi. Come ha fatto Jospin. Soprattutto se si tratta di errori campali come aver elogiato il liberismo e oggi predicare politiche opposte. Chi governa deve essere serio (cosa che esclude gli attuali governanti) e dignitoso: se sbagli gravemente, ti levi dalle palle. Tempi bruttissimi, mai una svolta a destra, e a che destra, così diffusa nel mondo. Quando vinsero i fascisti in Italia, Hitler in Germania e Stalin instaurò il terrore, il mondo guardava alla Francia, alla Gran Bretagna e soprattutto agli Stati Uniti. Oggi possiamo solo guardare al papa. Dicono che questa svolta a destra la vuole il popolo. Tutti i regimi reazionari sono stati di massa e anche quello che si vuole costruire qui sarà di massa. I democratici devono unirsi, devono contrastare passo dopo passo sovranismo e populismo infischiandosene della impopolarità e devono porsi il problema della tutela dei leader più coraggiosi. Il sindaco di Danzica non è stato protetto in un paese in cui i cattivi maestri sono al potere. Bisogna fare gli Arditi del Popolo? No, ovvero non ancora, ma bisogna creare raggruppamenti politici anche litigiosi ma solidi e con una forte capacità di autodifesa. Guardate che Salvini non è un fenomeno da baraccone. In guardia.