CONSIGLIO AI COLLEGHI: NON SCRIVETE IL COCCODRILLO DI BERLUSCONI
Vedete, tanto tempo fa, quando ragazzetto diventai vicecapocronista al Giornale di Montanelli, trovai nel cassetto una serie di giacenze tra cui il coccodrillo dell’ex arcivescovo di Milano, il cardinale Colombo, che in effetti era già ultraottuagenario. Il coccodrillo restò a lungo lì, nel cassetto, e chissà da quanto ci stava. Sta di fatto che un pomeriggio del 1992, quasi novantenne, alla fine il porporato rese l’anima a Dio, l’Ansa batté la notizia e io prontamente tirai fuori dal cassetto il suddetto coccodrillo. Feci per mandarlo in tipografia, poi mi scappò l’occhio sulla firma. Ecco: l’autore del coccodrillo era già schiattato, a sua volta, e da almeno due o tre anni. La situazione si fece un po’ imbarazzante ma alla fine si risolse con il consueto cinismo di redazione: il coccodrillo andò lo stesso in pagina, tuttavia privato della firma del collega defunto. D’altro canto non era molto credibile un ricordo di Colombo da parte di uno che gli era abbondantemente premorto. Ed era un peccato buttare via un coccodrillo già bello pronto e pure ben fatto. Ecco: in linea generale, consiglio ai colleghi di non scrivere il coccodrillo di Berlusconi.
