CARLO ALBERTO DALLA CHIESA NON ERA UN EROE. MA UN GRANDE UOMO: DI LEGGE
Mi ricordo quando a Palermo arrivò il generale Dalla Chiesa, avevo poco più di 17 anni. Sembrava una scelta netta dello Stato contro la mafia.Non era così.Lui fece il suo dovere senza fare passi indietro. A costo della vita.A tutti noi oggi continua a insegnare che la mafia si combatte facendo il proprio dovere di cittadini sempre, rispettando le leggi e denunciando chi non lo fa. Anche quando è più complicato.A quelli che tra noi hanno una funzione pubblica – elettiva o professionale – dà un messaggio in più. Lo Stato esiste in quanto è riconosciuto unico detentore legittimo della forza. Legittimato dalle leggi e dal consenso della stragrande maggioranza dei cittadini. Quando queste condizioni si affievoliscono è un problema. È stato così in sicilia per molto, tempo ed è così in italia sempre di più. Le reazioni all’arresto di un assassino al mercato del Capo a Palermo, di difesa nei confronti dell’arrestato, sono un sintomo gravissimo. Diverse ma non meno gravi sono alcune azioni politiche delle destre, di costituzioni di ronde contro i delinquenti. Costituiscono ferite importanti per il ruolo dello Stato ordinatore e garante della coesistenza pacifica. Il punto è che lo Stato ha mostrato spesso pecche importanti: servitori infedeli o complici. Ma vorrei rivolgere queste righe ai miei concittadini, perché credo che le carenze della politica e dei funzionari pubblici trovino le proprie cause (e le proprie cure) negli atteggiamenti agnostici di molti tra noi. Non si può essere “né con la mafia né con lo Stato”. Non ci si può chiamare fuori da questa lotta. Deve essere chiaro per tutti che dire che il problema ci è estraneo è già un atteggiamento complice. Al tempo stesso deve dirsi ad alta voce che l’atteggiamento di chi gestisce potere e fa dell’antimafia un modo per trovare consenso per se o, peggio, per gestire potere è un atteggiamento che non può tecnicamente definirsi mafioso, ma è eticamente equivalente. È l’atteggiamento di un soldato che si avvantaggia personalmente delle difficili e sofferte lotte altrui.Un traditore.Ce ne sono molti politici siciliani siffatti. Sono un cancro, perché discreditano chi lotta contro la mafia, perché può essere confuso con loro e perché tolgono prestigio allo Stato nei confronti di coloro presso i quali è necessario che lo Stato acquisti fiducia. Grazie Generale. Mi rifiuto di considerarLa un eroe, perché non voglio chiamarmi fuori dalla responsabilità di uomo e di cittadino, mettendola su un piedistallo inarrivabile. Ma La considero un esempio altissimo.
