DUE METRI QUADRATI DI CEMENTO AL SECONDO E PER LA PIANA UN BELLA COLATA PER FAR VINCERE IL PROGRESSO

DUE METRI QUADRATI DI CEMENTO AL SECONDO E PER LA PIANA UN BELLA COLATA PER FAR VINCERE IL PROGRESSO

Ogni secondo il nostro sistema economico si impegna a coprire di cemento due metri quadri di territorio. Ogni secondo.E non solo per motivi legati all’abusivismo. La deriva che si mangia il territorio, il Paese offende anche le aree protette, più 108 ettari nell’ultimo anno, le aree vincolate per la tutela paesaggistica, più 1.074 ettari.Ed anche in quelle a pericolosità idraulica, più 673 ettari, da frana, più 350 ettari e naturalmente nelle zone a pericolosità sismica, ben 1.803 ettari in più.Dati che arrivano dal rapporto 2019 firmato dall’Istituto per l’ambiente Ispra che denuncia come le aree urbane del Paese continuino a mangiare territorio verde anche in anni di crisi edilizia. Unica eccezione la città di Torino che riesce a salvarsi dal degrado generale. E mentre la popolazione italiana diminuisce, il consumo di territorio cresce. Ogni abitante del Paese ha in carico oltre 380 metri quadrati di superfici occupate da cemento, asfalto e altri materiali artificiali: il valore pro capite cresce di quasi due metri quadrati ogni anno. Il consumo di suolo in città ha un forte legame con l’aumento delle temperature: dalla maggiore presenza di superfici artificiali a scapito del verde urbano, infatti, deriva una crescita dell’intensità del fenomeno delle isole di calore. In estate si registrano anche due gradi di differenza tra aree urbane e zone rurali. Sono lontanissimi gli obiettivi europei che prevedevano entro il 2030 l’azzeramento del consumo di suolo netto nel continente. Per arrivare a questo standard non è necessario soltanto non costruire più: nel Comune dove si alzano nuovi edifici si possono prevedere a compensazione demolizioni, deimpermeabilizzazioni, rinaturalizzazioni. Negli ultimi sei anni l’Italia ha perso superfici che avrebbero potuto produrre tre milioni di quintali di prodotti agricoli e ventimila quintali di prodotti legnosi, assicurare l’infiltrazione di oltre 250 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde.Hanno di che dire e protestare i nostri giovani.I nostri terreni urbani, i ritagli difesi a fatica, anche quando vengono risparmiati dal cemento, sono sempre più poveri: frammentati, erosi, desertificati.Il rapporto evidenzia che dal 2012 al 2018 le aree dove il livello di degrado è aumentato coprono ottocento chilometri quadrati, quelle con forme di degrado più limitato addirittura diecimila chilometri quadrati. Se guardiamo alla nostra Piana fra tutti gli interventi devastanti viene subito alla mente l’ennesima colata di cemento per il nuovo aeroporto di Firenze, ennesimo monumento al degrado, al dissesto idrogeologico prossimo venturo.Opera voluta ed imposta da una politica prona al potere finanziario in un territorio che vive già una stagione al limite delle sopportazioni.Alla vergogna per le indifferenze dovute alla rivoluzione del delicatissimo sistema idraulico della Piana con lo spostamento del percorso del Fosso Reale sempre dovuto ai lavori per la costruzione di quella grande infrastruttura che fra l’altro moltiplicherebbe il traffico aereo su tutta la Piana.