STORIA DI MARCHI IN POLITICA

Fuori i mercanti dal Tempio, si diceva una volta, quando citare il vangelo non era sacrilegio ( e lo dico da laica, sia chiaro). Ma i mercanti ormai sono dentro e non vogliono uscire. Oggi il tempio è la Politica, e niente altro che le leggi del Mercato vi hanno valore. Quando un grande marchio di prodotti commerciali, di quelli che solo a sentirli nominare ci sembrano cattedrali della quallità, comincia a perdere terreno, cosa fa? Fagocita un marchio “minore”, comprandolo sul mercato (ha più soldi di quel poverino e può farlo) o lo indebolisce con campagne subdolamente distruttive, per poi acquisirlo a costo di saldo. In ogni caso lo divora. Cosa mantiene della piccola azienda fagocitata? Proprio il logo, il marchio, il nome. Ciò è indispensabile, secondo le leggi di mercato, per diversificare l’offerta della grande azienda, dando l’illusione ai cittadini consumatori che stiano comprando un prodotto diverso da quello, ormai consunto e sbiadito, della casa madre. Il cittadino pensa di aver trovato quacosa di fresco, innovato e innovatore, anche un po’ “bio” come si dice oggi per rassicurare coloro ai quali basta poco per essere rassicurati, quelli che se solo leggessero meglio le etichette o si informassero, si renderebbero conto che poco o niente cambia. Secondo le leggi di mercato, questa strategia si chiama “occupare nicchie”. E sì, perché noi consumatori, pardon cittadini, siamo una massa in cui individuare “nicchie” da occupare. Hai saturato i tuoi soliti clienti con prodotti superati, obsoleti, ormai di scarsa qualità? ebbene li riconquisti entrando dalla finestra della loro ingenuità, offrendo mercanzia cooptata a qualcun altro che hai potuto annientare, salvandone solo il nome, quello ti serve per dare un’etichetta alla “nuova ” offerta, e tutto continua come prima. Oggi nel tempio della Politica, durante questa crisi di governo che appare ormai come una grande rappresentazione teatrale tra il farsesco e il drammatico, sta accadendo la stessa cosa. L’aziendona pseudoleader storica e molto consunta sul mercato, e cioè il PD, sta cercando di fagocitare, forse anche riuscendoci, il marchio più fresco, nuovo e appetibile e cioè il Movimento 5 stelle. La cooptazione farebbe sì che illusoriamente i consumatori, pardon i cittadini, si trovino sui banchi del supermercato del voto due offerte diverse, tipo il classico Tonno mettiamo “Pinna gialla e arancione”, e accanto il Tonno bio, di nicchia, raro, delle esclusive “Saline di Mazzabubù”. In realtà è la stessa cosa, ma il tonno vecchio stile rassicura i consumatori “tranquilli”, il tonno nuovo stile attrae il consumatore giovane, “diverso”, curioso. Ecco che la platea si allarga, si raddoppia. Ma il bandolo della matassa, la proprietà, risale sempre e solo al marchio più “grosso”. Ed ecco, questo è ciò che sta accadendo tra PD e M5s. Due sigle, due “marchi” per quella che, sotto gli occhi di tutti, si sta trasformando in un un’unica offerta politica. Illusionismo. Nessuno lo vieta, anzi. Vedremo come andrà a finire. Ma sarebbe bene ricordare che la Politica riguarda la nostra vita, i cittadini, e non la partita doppia, la ragioneria, i consigli di amministrazione. le quote azionarie. Certo c’è anche un po’ di quello, ma alla base c’è, o dovrebbe esserci, altro. Fuori i Mercanti dal Tempio, per favore. E dentro le persone.