“1994”, IL BERLUSCONI DI PAOLO PIEROBON È MEGLIO DEL TONI SERVILLO DI “LORO”

È un Berlusconi già malinconico, che non si sente amato dalla moglie e filosofeggia sul senso di colpa. Nonostante abbia appena vinto le elezioni, la sera del 28 marzo 1994, intona “Que reste-t-il de nos amours” di Charles Trenet di fronte alla sua corte adorante, e bisogna riconoscere che Paolo Pierobon, per certi versi, surclassa il Toni Servillo di “Loro”. Meno azzeccato mi pare l’Achille Occhetto incarnato da Roberto De Francesco: costretto a indossare quella terribile giacca marroncina perché una ragazza l’ha urtato apposta, in attesa del faccia a faccia con il Cavaliere orchestrato da Enrico Mentana, facendogli rovesciare il caffè sull’abito grigio inizialmente scelto.Con le prime due puntate è partita su Sky la serie “1994”, che chiude la trilogia su “Mani pulite” e dintorni cominciata con “1992” e proseguita con “1993”. Scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo e diretto da Giuseppe Gagliardi, la terza e ultima stagione ha scelto una struttura diversa rispetto al passato, anche per semplificare il racconto e forse risparmiare sulle riprese. Ognuna delle otto puntate è un po’ una storia a sé di circa 50 minuti; il che, a occhio, non piacerà agli estimatori più accaniti della saga (e infatti già è fioccata qualche addolorata stroncatura). Tuttavia c’è una ratio, si direbbe, in questa semplificazione che concentra i fatti ed esalta i protagonisti delle singole puntate.Nella prima, tutta costruita sul dibattito Berlusconi-Occhetto, in un continuo passaggio all’interno dello studio tra diretta televisiva e imboscate politiche, gli sceneggiatori si sono inventati perfino un giornalista de “l’Unità” che in extremis fa togliere un suo articolo scottante dalla prima pagina a causa delle manesche minacce ricevute dal cattivissimo Leonardo Notte, l’anima nera della serie, interpretato da Stefano Accorsi.Nella seconda, invece, la sexy Veronica Castello, nelle grazie del Berlusca, approda addirittura in Parlamento, dove si mette in testa di fare la deputata sul serio, anche per riscattarsi un po’, invece di sedurre tristi parlamentari della Lega per farli passare nel gruppo di Forza Italia. Lei è sempre Miriam Leone, stavolta in tailleur e un po’ meno nuda per far dimenticare il passato di disinvolta soubrette. Fa un certo effetto vederla impegnata con la slavata collega pidiessina Giovanna Melandri, all’inizio un po’ schifata all’idea di collaborare con una di Forza Italia (poi arrivano pure l’elegante Prestigiacomo e la “vajassa” Mussolini), per far calendarizzare una legge contro lo stupro avversata dalla bigottissima presidente della Camera Irene Pivetti.Consiglio di non prendere troppo sul serio “1994”, anche per non guastarsi il sangue. Nonostante la gran quantità di sosia esibiti, in modo che i protagonisti della politica di allora siano subito riconoscibili, la serie fantastica parecchio attorno agli eventi reali, con un tono tra canagliesco e divertito, in una chiave di feuilleton. Ogni tanto Gagliardi “sorrentineggia” un po’, ma solo quel tanto che basta per far dire a Notte-Accorsi: “Io non voglio fare il ministro, voglio avere il potere di nominarli”.