HEY GIGI, GRANDE CALCIATORE NELLA STORIA DEL “TORO”
Per noi ragazzi del secolo scorso Gigi Meroni è stato un dribbling alle convenzioni. Oggi avrebbe 76 anni, l’età di Gianni Rivera. Ci lasciò il 15 ottobre del 1967, travolto da un’auto guidata da un tifoso accanito del Toro, di cui sarebbe addirittura diventato presidente: Attilio «Tilli» Romero. Un incidente tragico, nel solco di una storia, la storia del Toro, che da Superga in poi è stata una lunga e tribolata Spoon River.Como, dove era nato, Genoa, Toro e mor…si di Nazionale. Calzettoni giù, alla Omar Sivori, che amava, baffetti e/o barba, capelli a caschetto, quell’aria un po’ così di chi vedeva nell’Italia e nel calcio di allora più catene che sirene.Quella domenica, perché era una domenica, il Toro aveva battuto la Sampdoria e Mondino Fabbri, fedele alla parola data, aveva liberato la squadra. Una sconfitta o un pareggio, chissà, avrebbe allungato il ritiro e, soprattutto, scongiurato un lutto. Lo ricordava Aldo Agroppi, che proprio quel giorno lì, in quella partita lì e prima di quel disastro lì, aveva debuttato in granata.Meroni amava Cristina, donna sposata e dunque, a quei tempi, figuratevi le reazioni, gli anatemi («peccatore pubblico», oh yes). Dipingeva quadri, portava panataloni a zampa d’elefante, da lui stesso disegnati, andava in giro con una gallina al guinzaglio, si piaceva ribelle: e per gli standard bigotti dell’epoca, lo era. Nando dalla Chiesa gli ha dedicato un libro struggente, «La farfalla granata». Sapeva di Beatles, Gigi, e di George Best, quello che «Ho speso gran parte dei miei soldi per alcool, donne e auto veloci, il resto l’ho sperperato».L’avvocato Agnelli voleva portarlo alla Juventus. Era tutto fatto. Il popolo insorse e alla Juventus arrivò un altro Gigi, Simoni. Era un’ala, Meroni, che ai dribbling chiedeva emozioni prima ancora che evasioni. Ma se coincidevano, meglio.
