I TALK DELLA POLITICA COME UN REALITY

I TALK DELLA POLITICA COME UN REALITY

C’è qualcosa di strano nel popolo televisivo italiano: il rapporto perverso con i talk politici, filo continuo di cosidetto approfondimento che va in onda a qualsiasi ora del giorno e della notte (caso davvero unico nel panorama mondiale). Ma la cosa patologicamente ancora più curiosa è che, questi talk, sono animati da un circuito di ospiti fissi, politici e commentatori, che girano da un salotto all’altro, da una rete all’altra, per dire ovviamente le stesse cose, spesso inutilmente accalorandosi. E’ come se il dibattito politico televisivo si fosse trasformato in una sorta di reality, l’ultima evoluzione del reality, dove si punta sui cosiddetti vip (che sono vip anche quando, in realtà, come li ha brutalmente battezzati Roberto D’Agostino, sono solo «morti di fama»). Una sorta di grande isola, un arcipelago dei famosi che si accapigliano e, quando non si accapigliano, sono ancora più noiosi. Vince, naturalmente, chi prende più voti. E il concorso non avviene con il televoto o con i like, ma con i sondaggi (classifica provvisoria) e con le elezioni (classifica finale). In un panorama siffatto è ovvio che, per farsi notare, bisogna partecipare alla giostra di chi la spara più grossa. Da qui, probabilmente, la stortura del panorama politico nazionale dove non conta quello che dici (tanto lo puoi smentire al giro successivo e nessuno se lo ricorda in tale confusione), ma a contare è la misura ad effetto di quello che dici, meglio se ad alta voce, meglio se con la giusta faccia di bronzo.Un ruolo singolare lo gioca poi il pubblico, che continua a seguire la sarabanda senza dare segni di cedimento, in una sorta di incantesimo. Sono andato a vedere gli ascolti di ieri, martedì televisivo dove la densità del talk politico raggiunge il suo apice: a seguire i talk di access prime time (Stasera Italia e Otto e mezzo) ci sono quasi tre milioni di spettatori, i programmi di prima serata, che vanno di lungo fino a mezzanotte e passa superano di poco i due milioni che ridiventano tre quando comincia Porta a porta. Per i canali televisivi, soprattutto La7, è un carnevale: sono spettatori praticamente conquistati gratis (visto che gli ospiti dei talk sono in gran parte gratuiti), anzi con saldo positivo, visto che gli spot pubblicitari inzeppano la tempesta di parole.