JAEGER-LECOULTRE GLORY TO THE FILMMAKER: VENEZIA 76 PREMIA COSTA-GAVRAS

Sarà assegnato a Costa-Gavras il premio “Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker”: l’azienda di alta orologeria, in collaborazione con la Mostra del cinema di Venezia, ha decretato il suo verdetto per la quattordicesima volta. La premiazione avverrà la sera del 31 Agosto al Palazzo del cinema proprio prima della proiezione del suo nuovo film, presentato per la Mostra come fuori concorso. Tamburellano per tutto il web le pagine che raccontano il trionfo del regista di origini greche naturalizzato francese, ma per scongiurare l’inevitabile “switch” ad altre pagine per capire chi è Costa-Gavras, in cosa consista il premio assegnatogli, e soprattutto qual è il film che gli ha donato questo riconoscimento, occorre fare qualche chiarimento. “Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker” è un premio che nasce da un sodalizio tra la Mostra del Cinema di Venezia e la manifattura di orologi di Alta Gamma; una collaborazione nata nell’ormai lontano 2006 con l’intento, da parte dell’azienda, di sostenere chi contribuisce a valorizzare la settima arte attraverso il proprio lavoro ed è destinato a coloro i quali con la propria opera lasciano in qualche modo un segno nel cinema contemporaneo. La curiosità su quale sia l’opera grazie alla quale il regista ha ottenuto questa gratificazione si fa ancora più viva e la risposta stimolerà certamente non poche riflessioni. Si tratta di “Adults in the room”, tratto dall’omonimo libro dell’ex ministro dell’economia greco Yanis Varoufakis. La storia è una vera e propria tragedia in chiave moderna, poiché narra di una Grecia nella morsa di una Troika spietata che non lascia scampo, soggiogata dalle leggi dei mercati neo-liberisti e incapace di porre fine a un meccanismo sempre più soffocante e disgregante, dove le personalità coinvolte hanno assunto posizioni man mano sempre più divergenti, fino ad arrivare alla rottura. Non è un caso che in una fase politicamente delicata come quella che stiamo vivendo, la pellicola abbia attirato l’attenzione della critica, e non è certo la prima volta che Costa-Gavras punta i riflettori su temi seri quanto necessari. Il regista, dicevamo, nasce in Grecia e acquisisce in seguito la cittadinanza francese: viene alla luce il 12 Febbraio 1933 a Loutra Iraias, una località di Iraia, nella periferia del Peloponneso. Lascia la patria a 22 anni e si trasferisce a Parigi dove, dopo una breve parentesi alla Sorbona, viene ammesso all’istituto nazionale del cinema, che lo porterà ad avviare subito la sua carriera, prima come assistente alla regia e poi come autore di film polizieschi, genere che abbandonerà presto per spostarsi sempre di più sul versante del giallo-politico. Comincia a porsi all’attenzione della critica con “Il 13° uomo”, ambientato durante la seconda guerra mondiale, ma sarà “Z – L’orgia del potere”, dove racconta il fenomeno della dittatura dei Colonnelli in Grecia, a consacrarlo come regista politicamente impegnato. Era il 1969 e la pellicola vinse l’Oscar come miglior film straniero. Da lì la sua carriera di regista politico non conobbe battute d’arresto; l’autore produceva pellicole che raccontavano l’attualità attraverso tematiche dolorose e in grado di denunciare lo status quo. E non è un caso che il direttore della Mostra del Cinema di Venezia Alberto Barbera abbia argomentato la scelta del premio ponendo proprio questo tipo di cinema come elemento distintivo e di rottura: “Sono molte le ragioni per le quali Costa-Gavras merita di essere annoverato fra i grandi registi della modernità, ma una prevale su tutte: l’aver saputo fare della politica un tema affascinante, un soggetto come un altro, da affrontare non fra iniziati consapevoli e già convinti, ma da somministrare al grande pubblico (…). Questo regista, schivo ma determinato, sostiene da sempre che tutti film sono politici. Un modo non solo di sfuggire all’etichetta di regista politico che da sempre gli è stata attribuita, non di rado in maniera polemica e riduttiva, ma per rivendicare la fedeltà tranquilla e sinceramente democratica a un cinema popolare che non rinunci a far riflettere, mettere in discussione, provocare emozioni profonde (…) Come è stato detto, se ci eravamo addormentati, il suo cinema ci risveglia. E se l’abbiamo perduta, i suo film ci restituiscono la speranza”.