QUELLI DELLA OPEN ARMS SONO NERI E POVERI: QUINDI CRIMINALI E NON LI FACCIAMO SBARCARE

QUELLI DELLA OPEN ARMS SONO NERI E POVERI: QUINDI  CRIMINALI E NON LI FACCIAMO SBARCARE

I 140 naufraghi (tra cui 30 minori) della Open Arms tenuti in mare da due settimane da Matteo Salvini, non possiamo prenderceli noi. Stiamo stretti. E poi è una questione di difesa dei confini: sono criminali, mettono in pericolo la sicurezza del Paese. E potrebbero mettere le bombe. Anche se nessuno di loro ha mai messo un petardo, mentre noi italiani abbiamo fatto saltare in aria migliaia di italiani, ma questi sono dettagli. Sì sì ok, nemmeno li conosciamo questi qua, non sappiamo che faccia abbiano, come si chiamino, che storie abbiano. Ma, ehi, sono neri e poveri: quindi criminali. Punto. E’ la regola. E’ così che noi, società avanzata e migliore della loro, ragioniamo e giudichiamo gli esseri umani. Quindi non possiamo prenderli in Italia. Se li prendano gli altri Paesi europei. Ah quindi Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo hanno comunicato al governo italiano che se li prendono loro? Quindi non resteranno in Italia. Devono solo metterci piede e poi partire? Quindi ci accontentano eh? Capito gli stronzi? Ci accontentano. E invece no, nemmeno sbarcare li facciamo. Vogliono mettere i bastoni tra le ruote del Capitano e toglierci tutto il piacere di tenere in mare 30 bambini e ragazzini e farci sentire fieri di noi stessi, orgogliosi della nostra nazione che li tortura. Vogliono toglierci questa occasione di sentirci vittime di altri, di sentirci attaccati da un nemico, di sentirci protetti da un Capitano impavido che ci difende, baciando il crocifisso, da un pericoloso esercito di 30 minori, donne e uomini con addosso ustioni e segni di tortura. Invece no: devono rimanere in mare. Ci serve lasciarli in mare per sentirci migliori, forti, potenti, in guerra, con tanto di generale che ci difende. E’ squallido, i nostri figli si vergogneranno di noi leggendo tutto questo nei libri di storia. Ma a noi piace così tanto sentirci italiani così.