TERRACINA, SPARA AI BRACCIANTI PER FARLI LAVORARE: ARRESTATO IMPRENDITORE

TERRACINA, SPARA AI BRACCIANTI PER FARLI LAVORARE: ARRESTATO IMPRENDITORE

Una storia di caporalato. Una storia di sfruttamento, l’ennesima. Una storia di degrado, di povertà e prevaricazioni. Una storia che non verremmo leggere ma che periodicamente riaffiora e ci ricorda quanto il sistema sia ben lontano dall’essere sconfitto. Nonostante i controlli (evidentemente insufficienti) nonostante le sanzioni (irrisorie) e le pene comminate ai responsabili dei reati. L’ultima, in ordine cronologico, arriva da Terracina, amena cittadina balneare in provincia di Latina. L’imprenditore, ovvero l’aguzzino un 35enne del posto. Alle sue dipendenze, numerosi braccianti, la maggior parte di origine indiana.Lui, il padrone, li ‘spronava’ con un fucile ‘a pompa’ per farli rendere di più sui campi.Fucile che puntava direttamente alla gola dei malcapitati, tanto per essere più credibile. Li voleva veloci ed efficienti durante la raccolta e la conservazione.Il tutto per pochi spiccioli, giusto il tanto per sopravvivere.Alloggiati in dimore fatiscenti, costretti a lavorare in condizioni di degrado e sotto continue minacce, alcuni di loro si sono rivolti alla polizia.Da qui il blitz e l’arresto dell’uomo.Il quale ora dovrà rispondere dei reati di sfruttamento del lavoro, minaccia aggravata con l’utilizzo di arma da fuoco, lesioni personali, detenzione abusiva di munizionamento, omessa denuncia di materie esplodenti. Una piaga dura a morire, il caporalato.Presente, a vario titolo in tutto il Paese, anche se è il meridione a detenere il triste primato.In Italia il fenomeno coinvolge almeno 400mila lavoratori sia italiani che stranieri,questi ultimi quasi sempre senza il permesso di soggiorno. Dai dati Istat attestanol’aumento di circa il 23%di  questo tipo di occupazione (leggi sfruttamento) negli ultimi dieci anni.Le ragioni, diverse.E vanno dalla crisi economica che colpisce ancor più le fasce più basse al flusso migratorio, fonte di manodopera a basso costo. La normativa 199 del 2016vuol contrastare il fenomeno malavitoso prevedendo la reclusione da uno a sei anni e una multa da 500mila euro per chi recluta persone da sfruttare. La detenzione può arrivare a otto anni se oltre allo sfruttamento viene usata qualche forma di violenza o di minaccia e la confisca dei beni se colto in flagranza di reato.C’è ancora molto da fare però, sostengono le organizzazioni sindacali.Il fenomeno del caporalato è vivo e vegeto e occorre tenere alta la guardia