VENEZIA 76. COCA ZERO, LA SERIE TRATTA DAL LIBRO DI ROBERTO SAVIANO

VENEZIA 76. COCA ZERO, LA SERIE TRATTA DAL LIBRO DI ROBERTO SAVIANO

“Zero zero zero” non è un film, ma una serie tv prodotta da Sky e Canal+, costata molto, con riprese che spaziano in ogni angolo del mondo. Racconta il viaggio di una enorme, spaventosa partita di coca, dal valore incalcolabile. Oltre che molti soldi, costa molte vite. La hanno presentata ieri, in proiezione speciale fuori concorso, alla Mostra del cinema. È cinema anche qualcosa che va in tv. A maggior ragione in questo caso. “Ci sono prodotti televisivi che costano poco, altri molto, altri moltissimo. Questo di più”, dice il produttore Riccardo Tozzi di Cattleya. “Perché abbiamo girato in tutto il mondo, con difficoltà enormi, e molti ostacoli, per non dire di peggio”. La serie è tratta dal libro di Roberto Saviano, edito da Feltrinelli nel 2013. Andrà in onda in otto puntate su Sky Atlantic. A Venezia se ne sono viste le prime due. Nel cast, Gabriel Byrne – era uno dei “Soliti sospetti – Tchéky Karyo, Andrea Riseborough, e gli italiani Francesco Colella, Giuseppe De Domenico e Adriano Chiaramida. Le riprese, durate un anno intero, hanno spaziato dalla Calabria al Messico, dall’Africa nera agli Stati Uniti. Parla, all’incontro stampa, lo scrittore Roberto Saviano: “Ho scritto il libro avendo in mente delle immagini; la sua trascrizione cinematografica mi sembra, in qualche modo, naturale. Poi il genio di Stefano Sollima ha fatto il resto”. Se il libro è narrato COCA sotto forma di inchiesta, la serie tv è strutturata come un film d’azione, e segue gli spostamenti della cocaina da un continente all’altro. “La coca la compri in Colombia a 2000 dollari al chilo, arriva in Messico a 15mila, negli Stati Uniti a 27, in Italia a 54mila, per arrivare in Inghilterra a 70mila. Con centomila euro di cocaina pura comprata in Sudamerica diventi milionario. È l’unica materia al mondo comparabile al petrolio: con la differenza che se vi do un sacchetto di coca, la vendete già prima di lasciare il festival. Con un sacchetto di diamanti non ce la fareste. La facilità con cui la coca può essere venduta e provata la rende la materia più commerciabile. Un racconto sulla coca è un racconto sul potere, e sull’economia del nostro tempo”. “Il capitalismo mondiale”, prosegue lo scrittore, “è un turbo innestato sul narcotraffico. Che cosa potrebbe interrompere questa catena di guadagni infiniti? La sua legalizzazione. Legalizzarla significa interrompere il pozzo senza fondo di guadagni dei criminali”. “La nostra vita, quella di tutti”, continua lo scrittore, “è continuamente influenzata dal traffico di coca. Tutto, da quello che si indossa ai soldi della nostra banca, è indirettamente toccato dal fenomeno”. E infine: “Perché la coca è regina? Ripeto quello che dico agli studenti: ci si riempie di coca perché la vita fa schifo. Sei sempre troppo brutto, troppo povero, troppo grasso, devi lavorare un’ora in più… E allora la coca la usano i camionisti, i tassisti, gli operai edili. È questo il grande tema che tutti i governi stanno ignorando”.