VENEZIA 76.TRIONFA JOKER. FILM CHE ESPLORA FANTASMI E TORMENTI

Trionfa il “Joker” di Joaquin Phoenix, straziato ed emozionante, cupo e immenso, film spettacolare e intimo, capace di esplorare tormenti e fantasmi. Trionfa Luca Marinelli, la sua carriera consacrata da questa coppa Volpi per un “Martin Eden” reinventato. Trionfa Polanski, reietto della vigilia, “pre-giudicato” dalla presidente di giuria Lucrecia Martel, che evidentemente ha fatto marcia indietro ed ha annunciato lei stessa il Gran premio della giuria per “J’accuse”. E vincono la solidarietà, l’attenzione per i dimenticati e gli sconfitti, per i dimenticati della Terra, in ogni parola, in ogni discorso di ogni premiato, in questa notte vibrante alla Mostra del cinema di Venezia: una Mostra del cinema che si annuncia, una volta di più, uno squillo di tromba per i prossimi Oscar. “Dedico questo premio a un uomo di nome Jack London, che ha creato questo personaggio di marinaio che è Martin Eden: e a tutte le persone splendide che sono in mare a salvare altri esseri umani che fuggono da situazioni inimmaginabili”, dice Luca Marinelli, con l’emozione che gli sale alla gola e agli occhi, in mano la coppa Volpi come miglior attore per “Martin Eden” di Pietro Marcello. E l’applauso scatta, forte, convinto. “Viva l’umanità, viva l’amore”. E poi la dedica alla moglie e ai due figli, “che accarezzano la mia anima con la loro presenza e i loro sorrisi”. “La sua sensualità, la sua forza, la sua vitalità hanno conquistato molti”, dice Paolo Virzì. “La gara sul podio tra Phoenix e Marinelli per vedere chi sia più bravo vorrei vederla: purtroppo i premi erano questi, diciamo che erano troppo pochi”. E aggiunge: “Mi ha fatto piacere vedere tre registi italiani con uno stile così personale e originale in concorso. Il rammarico è quello di non avere abbastanza premi”. Un discorso forte, netto. E se possibile, è ancora più netto e poetico quello di Ariane Ascaride, la protagonista di “Gloria mundi” di Robert Guédiguian, premiata come miglior attrice. “Io sono la nipote di due italiani che hanno preso la nave per trovare un po’ di fortuna, per fuggire la miseria, e che alla fine sono arrivati a Marsiglia. Sono figlia di stranieri e sono francese: è importante avere una, due, tre culture per vivere nel mondo. E dico che questo premio è per tutti quelli che dormono, per l’eternità, nel Mediterraneo”. È una Mostra politica, che lancia messaggi e non ha paura di farlo. E, insieme, una Mostra che premia grandi film spettacolari, ma in modo originale. Il Leone d’oro a “Joker” sta al crocevia fra il grande cinema d’autore e il film da grandi incassi. Nel ricevere il premio, il regista Todd Phillips vuole accanto a sé Joaquin Phoenix, che già nel percorso per arrivare in Sala Grande si è fermato a parlare con tutti e a fare selfie a destra e a sinistra: “Joaquin è stato il più coraggioso degli attori, quello con la mente più aperta. Grazie per avermi dato fiducia col tuo talento incredibile”. “J’accuse” di Roman Polanski vince il Gran premio della giuria. Il regista non c’è, fermato dalla possibilità che qualcuno pensi di fermarlo in territorio italiano e che gli Usa ne richiedano l’estradizione. In sua voce, la moglie Emmanuelle Seigner, anche attrice nel film, bellissima in un vestito rosso, quasi trent’anni dopo l’altro vestito rosso di “Frantic”, il suo folgorante esordio proprio con il marito. “La mafia non è più quella di una volta” di Franco Maresco vince il Premio speciale della giuria. “Non crediate che sia stata una battaglia solitaria, solo mia”, dice il giurato italiano Paolo Virzì. Altri, evidentemente, lo hanno sostenuto. Franco Maresco, che aveva già disertato la conferenza stampa, non c’è. Riceve il premio il produttore Rean Mazzone, e anche in questo caso si parla di scelte politiche: “Mi associo alla prima regista premiata, per dire un ‘No’ netto a ogni tipo di censura”. La prima regista premiata era la brasiliana Barbara Paz, autrice del documentario sul regista Hector Babenco “Tell Me When I Die”. Anche i registi della sezione VR, ovvero quella dedicata alla realtà virtuale, hanno lo sguardo, la mente, le parole rivolte ai migranti e alla loro tragedia. Céline Tricart, autrice di “The Key”, Gran premio della giuria VR, dice: “Diceva un poeta: Nessuno lascia la sua casa, a meno che quella casa non sia la bocca di uno squalo. Molti rifugiati tengono ancora la chiave della casa che sono stati costretti a lasciare, per l’amore che ancora portano alla vita che hanno perduto”. Il vincitore del Leone del futuro, per le opere prime, intitolato a Luigi De Laurentiis, è un sudanese, Amjad Abu Alala. “Io sono nato in Sudan, sotto un regime, e questa cerimonia la vedevo solo in tv. Non ci sono soldi per il cinema in Sudan, non importa a nessuno del cinema. Questo premio è anche un premio in denaro, sono 100mila dollari: sono ossigeno per riuscire a fare arte in un mondo dove è difficilissimo farla”.