VENEZIA 76″THE LAUNDROMAT”. IL MITO MERYL STREEP NON DELUDE MAI

Hai di fronte un mito, perché Meryl Streep è un mito, è il Cinema, con la maiuscola, è l’Attrice che può interpretare tutto. E la cosa più pazzesca è che ti sembra tua nonna, o tua madre. Una persona semplice che sta parlando, composta, che ti guarda negli occhi, con gli occhiali per vederci da vicino. Con la voce calma, che ogni tanto ride. Ride, nonna Meryl. Con dolcezza, con semplicità. O magari recita anche adesso: recita il ruolo di una persona assolutamente normale, che potresti incontrare sull’autobus. E che invece è Meryl Streep. Nel film “The Laundromat” di Steven Soderbergh, passato ieri in concorso a Venezia – sarà sulla piattaforma Netflix dal 27 settembre, ma uscirà anche in sala – la Streep è una modesta moglie del Midwest americano, scarpe da jogging e capelli raccolti in una coda, quarant’anni di matrimonio e un marito fragile come un uccellino. Dovrà capire quanto il mondo, quello in cui viviamo anche noi, sia un immenso imbroglio economico/finanziario, dove niente è giusto, niente va come dovrebbe andare, e i nostri soldi, le nostre sicurezze, le nostre stesse vite sono inghiottite da scatole cinesi di società inesistenti, di prestanome, di paradisi fiscali. Signora Streep, il film ha toni giocosi, ma arriva in zone molto oscure, buie. Lo ha vissuto così anche lei?“Certamente. E l’ho vissuto come un film importante, perché racconta persone che vengono fregate dal sistema. Mi conforta l’idea di dare voce, attraverso di me, ai tanti che si ritrovano a non poter avere giustizia, contro un apparato sfuggente”. Si è ispirata a qualcuno, per modellare il suo personaggio?“Penso che assomigli a mia madre: una persona che va in chiesa, che segue i dieci comandamenti, che crede che esista una giustizia divina”. Con quale criterio sceglie i suoi film?“Per quello che riguarda questo film, da tempo volevo lavorare con Steven Soderbergh, che stimo moltissimo. L’idea di fare un film divertente, ma che al tempo stesso racconta qualcosa di complesso e di vero, mi piaceva molto. E sapevo che solo lui poteva farlo. Lui, o Bertolt Brecht”. Sorride. Il resto, se volete, lo trovate su Quotidiano Nazionale.