C’ERA UNA VOLTA A HOLLYWOOD DI QUENTIN TARANTINO

C’ERA UNA VOLTA A HOLLYWOOD DI QUENTIN TARANTINO

Con colpevole ritardo, sempre che a qualcuno importi delle mie opinioni, ecco quella su C’era una volta a Hollywood.La maniacalità di Tarantino tutta in un film. Lunghissimo, a tratti noioso. Diciamo che se cercate una storia folgorante è il film sbagliato. Tarantino, passatemi il paragone azzardato, qui fa una cosa che riusciva benissimo a Sandro Botticelli. Questi spesso non dipingeva persone, e quindi le loro storie: non potendo narrarle per immagini, perché compromettenti o poco interessanti, prendeva le loro facce e le utilizzava per descrivere situazioni (il Vasari spiega molto bene questa peculiarità del Botticelli parlando della Primavera). Tarantino fa lo stesso. Prende due personaggi di per sé irrilevanti e li usa per raccontare un contesto nettamente più interessante di loro.Se siete riusciti a non addormentarvi, ricorderete di Leonardo Di Caprio che interpreta Rick Dalton che interpreta Caleb DeCoteau. Quella scena lascia intendere chiaramente che non tutti gli attori in circolazione potevano essere Rick Dalton, perché serviva qualcuno in grado di far recitare un personaggio a cui lui stesso stava dando vita. Di Caprio ha fatto una cosa difficilissima, e l’ha fatta molto bene.Brad Pitt è sempre più identico a Robert Redford. La somiglianza c’è sempre stata, ma inizia a essere imbarazzante. La scena con arrivo allo Spahn Ranch è l’unica in cui i protagonisti e lo sfondo – la Hollywood del 1968-69, vero soggetto del film – interagiscono sul serio, e Pitt dà il meglio di sé.Margot Robbie pronuncia meno di cento parole in tutto il film, ma è bravissima. E a volerla dire tutta, le battute in più invocate da molti non servono nemmeno. È il suo sorriso a connotare al meglio Sharon Tate; è l’incarnazione dello contesto hollywoodiano, davvero serviva che parlasse di più?Come sempre, le scenografie e la colonna sonora sono PERFETTI, perché un maniaco come lui sui dettagli non sbaglia mai. Questo è un manuale di cinematografia, non il suo film migliore, ma forse il punto più alto della carriera di Tarantino come pura espressione della tecnica di regia e dell’amore per il suo lavoro. È incredibile che gliel’abbiano lasciata girare, una cosa simile.