IL MIO PROFILO MIGLIORE, CON UNA GRANDISSIMA BINOCHE

“Che la Binoche possa essere pazzesca, che possa farti percepire emozioni, passioni, tormenti, intermittenze dell’anima con uno sguardo, una piega delle labbra, persino un silenzio, non è una notizia. Dunque diamolo per scontato, e andiamo avanti. Perché “Il mio profilo migliore” è interessante, vertiginoso, seducente? Perché è insieme hitchcockiano e lieve. E perché racconta, con stile molto classico, la nostra danza tutta contemporanea sull’abisso delle identità virtuali. Quelle che i social ci permettono di creare, e manipolare, mentre il tempo devasta la nostra identità reale. Juliette Binoche insegna letteratura all’università: elegante e sicura, i tacchi che scandiscono il ritmo della lezione. Ma non è più sicura di niente, da quando il suo amante, tanto più giovane di lei, le sfugge, diviene distante, evasivo, lontano. E lei a misurare la crepa fra quello che a cinquant’anni crediamo di essere – ancora interessanti, ancora giovani, “ancora” – e quello che il Tempo ci ha fatto diventare: palpebre grinzose, pelle che ha perso la luce. Lei, umiliata dall’amante che si nega al telefono, decide di reinventarsi. Su Facebook. Di trent’anni più giovane, e bionda. Ruba una giovinezza e un’identità. Un patto col diavolo a portata di mouse. Con la nuova identità, inizia un gioco di seduzione che può diventare molto pericoloso. Sedurre un ragazzo di neanche trent’anni: un gioco tutto testuale, messaggi in chat. Una magia fragile. Perché una donna di cinquant’anni ne sa, di cose, per intrigare un ragazzo: ma ignora cose che i ventenni sanno. E quando lui le chiede “come mai non sei su Insta?” lei, nel panico, googla freneticamente per capire cosa sia sta roba. Scena fantastica”.