LA FIORENTINA RALLENTA LA SUA CORSA: A BRESCIA E’ SOLO 0-0

LA FIORENTINA RALLENTA LA SUA CORSA: A BRESCIA E’ SOLO 0-0

Non riesce a vincerne un’altra la Fiorentina, ma Brescia si sapeva che era fermata difficile nel percorso del treno viola. Finisce 0-0 ed è giusto così. Non è stata una partita stupenda ma nemmeno terribile, come invece capita spesso per questi incontri abbandonati a se stessi nei lunedì sera autunnali o invernali. Quando qualcuno ci spiegherà l’utilità di tutto ciò sarà sempre troppo tardi. Ma forse siamo noi che non capiamo la poesia di una notte bagnata, da vivere magari dopo una trasferta disagiata, tornando a casa più verso l’alba che la mezzanotte come faranno i mille coraggiosi partiti da Firenze. Ad ogni modo un punto non consente alla Fiorentina di affacciarsi nelle zone altissime ma la lascia in posizione “da sparo” in caso di un paio di vittorie consecutive: niente male quindi se si analizzano le cose con un minimo di obbiettività. La sera del 21 ottobre del 2018, cioè un anno fa preciso, la Fiorentina giocava in casa col Cagliari dopo tre vittorie consecutive in casa, Pioli proponeva la stessa formazione con regolarità cronometrica e, meteorologicamente, sembrava ancora estate (anche se poi durante la partita si alzò un ventaccio terribile). Insomma, similitudini a iosa, si può dire che non è cambiato niente? No, proprio no, è tutto diverso. A parte che di quella squadra di un anno fa di titolari ne sono rimasti tre (Milenkovic, Pezzella e Chiesa) e il pensiero più eccitante per il tifoso medio era: “riuscirà Pijaca a tornare un giocatore di calcio?” il problema era che si sentiva, palpabile, nell’aria la noia per una stagione che non poteva essere altro che la replica delle precedenti tre o quattro, e solo l’anteprima delle successive dieci (o venti?) se non fosse cambiata proprietà. Adesso in quindici giorni di pausa di campionato sono successe più cose che in un lustro di gestione Della Valle: acquisto dei terreni per la costruzione del centro sportivo, rinnovi a raffica sui contratti dei più giovani, minaccia di fare lo stadio nuovo fuori dai confini comunali con conseguente svegliata per la giunta fiorentina, allarmatissima, che è partita come un levriero per spianare la strada verso la soluzione cittadina (poi come sempre, anzi più di sempre, toccherà vedere se alle parole seguiranno i fatti; ma con Rocco & company, ad occhio, il solito gioco delle tre carte può durare pochino, perché altrimenti arriva “Joe the Baron” e il mazzo di carte te lo fa a brandelli), e poi sogni inconfessabili sulla classifica, aspettando magari il mercato di gennaio con la consapevolezza che stavolta l’eventuale rinforzo non sarebbe un “grande invalido” (leggasi  Benalouane) come ai tempi oscuri del duo Cognigni-Corvino. Una cosa però sì è rimasta uguale: una formazione scolpita nella roccia da recitarsi a memoria come negli anni sessanta. L’anno scorso per mancanza di alternative decenti, qui per un miracoloso equilibrio (stile surf, come dicevamo prima di Fiorentina-Udinese) raggiunto da Montella con il 3-5-2 e non mutabile a meno di vedere uno degli undici titolari arrivare all’allenamento in sedia a rotelle. Chiesa è uscito per un problema muscolare in nazionale o Badelj è stato poco bene in settimana? E che problema c’è, se stanno in piedi giocano! Potrà far girare le scatole ai panchinari o ai fanatici del turnover, ma come diceva il Boris Yellnikoff di Woody Allen: “Basta che funzioni”, e per ora funziona. E dunque anche stasera al Rigamonti Montella propone il solito menù al Brescia orfano sì di Balotelli (non si sa per un problema fisico o per scelta tecnica) ma con il meraviglioso Tonali ben presente, e pesante, in mezzo al campo. E proprio il “giovane favoloso” del Brescia stava stappando la partita come un chinotto dopo appena 4 minuti, con una discesa dal centrocampo all’area di rigore tirandosi dietro mezza Fiorentina e aprendo la strada al facile gol di Aye. Peccato che dopo un minuto di esultanze di ogni tipo (anche le fotografie ai compagni con una macchina presa in prestito da un professionista a bordocampo) l’attaccante francese dei lombardi si vedesse annullare il gol dal Var per un tocco di mano, netto peraltro, dello stesso Tonali in avvio di azione. Pericolo scampato dunque per i viola e primo tempo che così si incamminava sulla strada prevista: cioè pressing feroce, traffico intasato in mezzo al campo, e poche occasioni da gol pulite. La Fiorentina del resto con questa impostazione deve rinunciare quasi del tutto al lancio lungo verso “il pivot” che faccia salire la squadra e quindi deve andare di triangolazioni veloci e rasoterra. Cosa che può fare ovviamente, ma che in una serata non brillantissima come stasera non è facile. Dunque come si diceva occasioni poche: una bella azione di Castrovilli con un tiro controllato senza grandi difficoltà dal portiere bresciano e un altro paio di azioni potenzialmente pericolose che però non sbocciavano. Anche per via di un Ribery leggermente sottotono e tenuto sempre a distanza chilometrica dalla porta da Montella per cercare di aprire la difesa chiusissima del Brescia. Poi nel secondo tempo Corini provava ad iniziare con la mossa Balotelli (evidentemente era scelta tecnica allora) ma la sua squadra, pur senza mollare mai, appariva da subito meno brillante e dall’altra parte la Fiorentina, pur senza incantare, cominciava ad alzare la sua linea del pressing. Però per un reale pericolo si doveva aspettare oltre metà ripresa, quando Pezzella su calcio d’angolo, tanto per cambiare, svettava alla grande ma girava fuori di pochi centimetri. Poi Montella, dopo aver tolto uno stremato Chiesa inserendo Vlahovic, decideva di giocarsela fino in fondo cambiando Lirola con Sottil. Mossa azzardata ma coerente con quanto si vedeva in campo, con un Brescia via via sempre più in affanno (anche per il brutto infortunio capitato a Dessena). Il finale infatti era un assolo della Fiorentina con tante azioni potenzialmente ottime buttate via per qualche indecisione di troppo. Proprio all’ultimissimo tuffo, cioè al settimo di recupero, la Fiorentina metteva Castrovilli, cioè il migliore in campo (anche questo tanto per cambiare…) davanti alla porta, ma ormai stremato il centrocampista pugliese tirava male sprecando male, ma comprensibilmente, l’occasione d’oro. Resta un po’ di rimpianto certo, però non è che si possa pretendere la luna da una squadra ancora “neonata” considerando che è stata ultimata da un mese e mezzo. Prossima fermata contro la Lazio in casa domenica sera, ed è probabile che lì i gol non manchino e ci sia da divertirsi parecchio.