L’APPLAUSO COMUNQUE A ACHILLE LAURO CHE CANTA TENCO

C’è un singolare intervento, oggi su Repubblica, del collega Francesco Merlo che scende in campo a difesa di Achille Lauro e contro i sostenitori della sacralità musicale di Luigi Tenco. Questione assolutamente eccentrica rispetto alla questione che ha fatto aprire la polemica. Il problema non è la tangibilità o l’intangibilità delle canzoni di un autore morto 52 anni fa, come di qualunque altra canzone del passato (questione ampiamente superata). Il problema è il come e il perché. Sul come basta andare a sentire la registrazione di Achille Lauro che canta Lontano, lontano al premio Tenco: ben «lontana, lontana» da qualsiasi criterio interpretativo, anche quello più estremo, visto che è evidente il disagio a trovare un filo logico vagamente accettabile. Sul perché, è facile immaginare che la scelta sia caduta sul ragazzo romano, reduce da un Sanremo di successo (nel senso che lo ha imposto all’attenzione mediatica generalista), perché gli organizzatori hanno bisogno di illuminare una rassegna decisamente opacizzata dal tempo. Ma così facendo hanno chiesto una mano maldestra proprio a quel Festivalone di cui il Premio Tenco ha voluto sempre rappresentare l’altra faccia, una faccia se vogliamo anche di conservazione, nel senso di protezione di un certo tipo di espressione musicale, la canzone d’autore.Difficile, in questo senso, pensare che «applaudire quell’insuccesso» sia, come invita Merlo, un servizio alla memoria di Tenco perché ci permette di riparlarne. Anche in questo caso conterebbero il come e il perché. Altrimenti vale tutto.