LORENZO FIORAMONTI, IL “MIO” MINISTRO?

Aveva scelto il Sud Africa come patria d’adozione, e anch’io. Pensa della Santanchè tutto il male possibile e che le donne dovrebbero sputarle in faccia, e anch’io. A proposito della Polizia ritiene che sembri più un corpo di guardia del potere invece che una forza al servizio dei cittadini, e anch’io. Afferma che il PIL non possa essere l’unico termometro dello stato di salute di una nazione, e anch’io. Assistendo alle passerelle di Berlusconi in occasione del terremoto a L’Aquila lo vide come “l’imperatore della sfiga”, e anch’io. Lorenzo Fioramonti scriveva queste cose quando era ben lontano dall’assumere responsabilità di governo ed anzi era proprio ben lontano dall’Italia punto, a 9000 chilometri, come dovrebbe fare chiunque ambisca ad avere una carriera accademica. Da viceministro della Pubblica Istruzione iscrive ad una scuola inglese il figlio che essendo cresciuto all’estero se la cavava maluccio con l’italiano, e capirai che scandalo. Da ministro butta lì l’idea di tassare gli ignobili intrugli che chiamiamo “merendine” e, quale orrendo sacrilegio, osa ventilare che un simbolo religioso appeso al muro delle aule scolastiche di una scuola teoricamente laica ed interreligiosa non sia proprio una buona idea. Non ho letto i suoi libri di economia, ma ad occhio e croce Lorenzo Fioramonti è il “mio ministro”.