SCHIAVONE SI SVEGLIA DAL TORPORE

Molto meglio della prima la seconda puntata della terza stagione di “Rocco Schiavone”, ora affidata al regista Simone Spada, che magari esagera un po’ in dolly, riprese dall’alto o da dietro una suppellettile. Meno pensosa e crepuscolare, anche un po’ più dinamica, almeno stavolta Schiavone esce di casa e si mangia una banana; direi pure più divertente, specie nella partita a poker gestita come si deve da uno degli amici storici del vicequestore, il romano Brizio (ovvero Tullio Sorrentino), uno che la sa lunga in fatto di bari.Però mi sorge un dubbio, magari l’amico Antonio Manzini me lo toglierà se vorrà rispondermi qui. Conoscendo i suoi gusti, immagino che non siano casuali i continui riferimenti alla commedia all’italiana (o italiana). Nel primo episodio un esperto d’arte era stato ribattezzato Agenore Incrocci, o qualcosa del genere, a evocare il mai dimenticato Age della coppia di sceneggiatori Age & Scarpelli. Nel secondo appare il manifesto di “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, e un biglietto con lo stesso titolo porta alla soluzione del malinconico caso. Siamo solo a due indizi, ma tre fanno una prova…