I PARROCI ERRANTI MENTRE IL VENTO SPAZZA L’ODORE DEL GREGGE

Sulla questione dei parroci erranti occorrerebbe più di una riflessione perché non si può ridurre il ruolo di Pastore come semplice missione dispensatrice di sacramenti.Leggiamo l’accorato appello di don Beppe che rivendica, in questo tempo che sembra andare verso il buio, il diritto ed il dovere a farsi portatore di ben altro che di qualche Omelia.Il crollo delle vocazioni, l’accorpamento delle Parrocchie, certe visioni particolaristiche che hanno preso campo fra alcuni sacerdoti perlopiù giovani, hanno spostato per necessità o scelta le attenzioni verso altro che la Pastorale trasformando tanti preti in funzionari.Preti vittime di un meccanismo devastante che li portare a correre da un luogo all’altro delle Diocesi senza ormai conoscere ogni singolo cuore, ogni singola testa del proprio Popolo.Superare questo diventa un compito imperativo per la Chiesa che altrimenti rischia davvero di perdere il suo ruolo di testimonianza viva ed in uscita di valori che ne ispirano il cammino.La pratica domenicale ormai si avvicina al 9% come aveva detto lo stesso Papa lo scorso maggio, mentre la politica sembra far carne da macello dei valori cristiani.Mentre la politica tenta di appropriarsi di quel Popolo spacciando delle verità ambigue e distorte.Francesco non ha mai mancato di soffermarsi su questa crisi, lo ha fatto senza nascondere certi mali, più nascosti, come il clericalismo e il funzionalismo, la tendenza delle parrocchie a funzionare come tante piccole aziende efficienti ma senza più quel ruolo di portare al cuore del Vangelo. Abbiamo visto come sul tema stesso delle accoglienza che non lascerebbe scampo alle ambiguità, come sia difficile rispondere non solo agli appelli del Papa ma di come sia difficile rispondere in generale.Di come il silenzio abbia offuscato la missione della Chiesa a farsi in uscita, a farsi prossima a quei valori citati di continuo nella Parola.A farsi parte del ruolo di samaritano così ben rappresentato nel Vangelo.Di quella difficoltà a mischiarsi a compenetrarsi nell’odore del gregge. Ne ebbe a dire lo stesso pontefice: «Questo vi chiedo: di essere pastori con “l’odore delle pecore”, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini». Fu con queste parole che Papa Francesco ebbe a rivolgersi al clero di Roma nel corso della sua prima messa crismale che, in ogni diocesi, è l’incontro liturgico del vescovo con i suoi sacerdoti. «L’unzione – ricordo a tutti noi a dire il pontefice in quel lontano 2013- non è per profumare noi stessi e tanto meno perchè la conserviamo in un’ampolla, perchè l’olio diventerebbe rancido e il cuore amaro”. Lo abbiamo visto e lo vediamo nella nostra Terra, nella vicina Pistoia, dove solo adesso si comincia ad intravedere, da lontano, la possibilità di riconoscere alla comunità di DonMassimo Biancalani, un ruolo, una funzione. Oppure nelle denunce, come appunto avvenuto a maggio scorso proprio davanti al Pontefice , quando il parroco di San Giovanni de Rossi, ha raccontato, con la trepidazione di chi ha un grande peso, quello che sta succedendo nella stessa diocesi del pontefice. Ha parlato di “molte malattie” come “la stanchezza, l’autorefernzialità, le divisioni” tra i parroci e i gruppi ecclesiali, fino al logoramento delle strutture ed ha espresso la sua dolente conclusione: “abbiamo perso mordente. Siamo un piccolo mondo e il numero dei lontani va crescendo”.Un mondo piccolo come ci ricorda un altro prete che nel suo cammino racconta della fatica e dei rischi di esser sacerdote di 5 chiese e 5mila anime: “Non siamo più pastori, ma funzionari”Il racconto di una giornata, quella di don Beppe Brunati, sacerdote 71enne di Cavallermaggiore, nel Cuneese che inizia con le funzioni fatte di corsa, di mezza parola ascoltata in fretta, di burocrazia, di funerali rincorsi: “Lavoriamo sempre più e la gente crede sempre meno”.Sì, c’è un vento che spazza via l’odore del gregge che disperde troppo spesso nell’affannare del quotidiano.Che lascia spazio al niente dei soli incensi riservati ai pochiMancano i preti è vero, ma c’è anche un popolo che può accostarsi, che deve avvicinarsiChe deve farsi parte