UMBRIA AL CENTRODESTRA, CRONACA DI UNA SCONFITTA ANNUNCIATA

UMBRIA AL CENTRODESTRA, CRONACA DI UNA SCONFITTA ANNUNCIATA

E’ finita secondo pronostico: l’Umbria passa di mano e vola tra le braccia del centrodestra. Non c’è stata storia, quindi è inutile fare valutazioni sui flussi elettorali. L’unica riflessione che può esser fatta è quella politica e soprattutto da parte di una sinistra che per quasi 50 anni ha monopolizzato la gestione amministrativa di questa regione.Un lento quanto inesorabile declino, al quale si aggiungono diversi scandali, non ha lasciato margine di speranza a chi riproponeva una continuità con il passato. I cittadini non sono sprovveduti e non possono aver certo dimenticato lo scandalo dei concorsi truccati nella sanità, così come la tragedia del dissesto finanziario in quel di Terni che ha prodotto un buco di circa 56 milioni di euro.Per capire meglio cosa sia successo basta dare uno sguardo agli studi commissionati dalla stessa Banca d’Italia. Negli ultimi 12 anni ha tenuto banco una crisi industriale che ha portato la stessa “verde Umbria” a livelli inguardabili. Rispetto al 2008 si registra una riduzione di circa un sesto nel numero degli occupati nel comparto industriale. In sintesi, se era tra le prime della classe su scala nazionale, è diventata una Cenerentola persino rispetto alla media del Centro Italia.I numeri sono impietosi, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione. 7000 posti di lavoro persi dal 2008 al 2016 (dati CGIL). Terrificante il dato sul PIL. E’ la stessa ISTAT a indicare la netta flessione che ha messo in ginocchio la Regione umbra: 24.300 euro pro-capite la collocano al di sotto della media nazionale che è di 28.500 euro; ben al di sotto di quella del Centro Italia che registra un PIL pro-capite di 30.700 euro. Sono numeri che storicamente appartengono alle regioni del Sud, non certo a quelle del Centro. Come possiamo vedere, niente avviene per caso; impossibile non collegare lo scandalo della sanità con il dato finale delle Regionali appena concluse. 11 concorsi pubblici finiti sotto inchiesta della procura, cambio al vertice di tute le Aziende ospedaliere della stessa Regione umbra. Nella vicenda, venuta alla luce nei primi mesi del 2019, rimangono coinvolti l’Assessore regionale alla Sanità, Luca Barberini, ed il segretario regionale del PD, Giampiero Bocci. A questi si aggiungano il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia, Emilio Duca, e il direttore amministrativo Maurizio Valorosi. Sarà lo stesso segretario nazionale, Nicola Zingaretti, a commissariare nell’aprile di quest’anno, i vertici Regionali del PD umbro.Una sorta di cronaca impietosa che non lascia spazio a reazioni di stupore o sorpresa. L’Umbria non è la Lombardia, che è riuscita a non pagare la gestione politico-amministrativa, sicuramente deficitaria, di Formigoni prima e di Maroni poi, confermando l’indirizzo leghista nella persona di Attilio Fontana. La storia vuole conferme e non sconti di sorta. Quella che per decenni è stata una delle regioni più produttive e laboriose d’Italia, finisce oggi per scontare errori e distorsioni più che evidenti.Il pallino passa ora nelle mani di una sinistra che ha l’obbligo di reinventarsi, almeno se non vuole che al danno si unisca la beffa. La domanda scivola frettolosamente sulle ricadute che tutto ciò potrebbe avere sul lavoro del nuovo governo; l’asse giallo-rosso può bastare a dare sicurezza per il futuro? Porsi queste domande passa attraverso il filtro di una riflessione politica che non è scontata né semplice; sicuramente però, non può che essere imprescindibile oltre che doverosa.