LIBIA, IL MEMORANDUM DELLA VILTA’

LIBIA, IL MEMORANDUM DELLA VILTA’

Il prossimo 2 novembre scade l’accordo con la Libia. Dopo aver – giustamente – attaccato Salvini sulla questione profughi, ci saremmo aspettati una convergenza pressoché totale sulla questione. Ma l’Italia è il paese delle sorprese; spunta fuori Di Maio che rimette tutto in forse, fa di nuovo capolino Minniti – che dovrebbe essere l’ultimo a parlare – confermando che per ragioni di sicurezza il Memorandum con la Libia non dovrebbe essere toccato!Ma di cosa stiamo parlando, sicurezza di chi? Se c’è qualcuno che dovrebbe aspirare alla sicurezza, alla protezione ed alla solidarietà, sono proprio quei poveri diavoli che da tempo cercano di sfuggire alle torture ed a una vita impossibile, preferendo sfidare la morte attraversando il Mediterraneo.Per la cronaca, tutto il mondo sa che la Libia non è un “porto sicuro”, così come le stesse organizzazioni internazionali possono esibire la documentazione visiva della condizione in cui vengono tenuti i migranti libici. Lager, torture, ricatti, omicidi e stupri, possono bastare? Famiglie separate, donne tenute in ostaggio e stuprate, lager affollati e vecchie rimembranze di un’epoca che ci eravamo illusi di aver sepolto per sempre. Invece si sta consumando uno dei più grossi drammi umanitari del dopo guerra. Il rischio che proprio sulla questione che ha tenuto banco per mesi, possa scivolare il “governo della speranza”, non è più una chimera. Quelle che prima sembravano sicurezze, oggi diventano incertezze intrise di SE e di MA. Si rasenta il ridicolo. Non siamo neppure in presenza di fronti o parti avverse ma di vere e proprie posizioni trasversali agli stessi partiti. Pensavamo che fosse il solo Di Maio a portare avanti la convinzione che “l’accordo con la Libia, come lui stesso afferma, può essere modificato e migliorato, ma è innegabile come abbia ridotto arrivi e morti in mare”; ma invece è seguito da frange trasversali anche ai partiti di governo. Quale film abbia visto il ministro degli Esteri, sinceramente non lo sappiamo e neppure ci sorprende, ma quando viene a mancare quella che fino a ieri sembrava essere una volontà ampiamente diffusa, bé, allora il problema, come si evince dall’appello fatto dallo stesso presidente della Camera, Roberto Fico, diventa un fatto drammatico. “Auspico come sempre un coinvolgimento del Parlamento, nelle forme dovute, in decisioni così importanti. Ricordo a tutti che rispetto a tre anni fa la situazione è cambiata: in Libia c’è la guerra”, chiosa lo Stesso.La discussione in Parlamento è imprescindibile ma non potrà mai risolvere la grossa problematica in oggetto. Non sbaglia Zingaretti, quando afferma che siamo di fronte ad uno scenario di crisi la cui soluzione non è scappare. Così come non è neppure limitarsi a sentenziare “Memorandum sì o memorandum no”. I corridoi umanitari devono prendere forma reale ma hanno bisogno di un contorno degno e preciso. Bene o male si parla pur sempre di gestione dei flussi migratori e non è cosa che può risolvere un solo paese. Quell’Europa che recentemente ha bocciato la risoluzione dei “porti aperti” deve assumersi le proprie responsabilità in un gioco di squadra che è oltremodo necessario. Cosa significa “voltar pagina rispetto a quella che era l’indifferenza di Salvini”, come afferma Lia Quartapelle, capogruppo PD in commissione Esteri che propone queste parole durante il question time a Di Maio? Vuol dire che ci limitiamo a piangere e strapparci i capelli confermando che c’è una guerra civile in corso?L’intenzione di voltar pagina si dava già per scontata ma occorre dar vita ad un’azione incisiva che veda impegnati gli europarlamentari, la diplomazia estera, e la presentazione di proposte chiare e finalizzate ad una sinergia d’intenti e di messa in opera di risoluzioni precise.Guerra civile, condizioni dei migranti, accoglienza dei profughi, creazione di opportunità da parte di tutti i paesi membri della UE. La tragedia libica non finisce con il Memorandum ma inizia con esso! Ripetiamo il pensiero di Zingaretti, “non si scappa dagli scenari di crisi”, e questo significa costruire – in tempi più brevi possibili – una vera soluzione alternativa a questi.Intanto ci chiediamo a che punto ci troviamo con l’accordo di Dublino, vogliamo portarlo a termine, o continua lo stallo sotto l’egoistico boicottaggio dei sovranisti? Le domande ahimé non finiscono quì. Perché nessuno finora ha mai proposto di intervenire con una forza di interposizione di pace in terra libica? Finito l’oro di Gheddafi non c’è altro da razziare, o forse aspettiamo come sempre le grandi potenze prima di muoverci?Di Maio trattenga il suo ego smisurato, e lasci che sia intanto il parlamento a discutere delle possibili azioni da mettere in campo. Tra queste auspichiamo non una sola e semplice risoluzione (che non sarebbe sufficiente e metterebbe oggettivamente in difficoltà il nostro paese) ma l’avvio di un piano più articolato per intervenire concretamente e risolutivamente nel famoso scenario di crisi.Qualcuno ha esortato il governo a uscire dall’immobilismo e fare politica sul serio, forse questo è proprio il momento!Usando la testa oltre che le buone intenzioni, che francamente, almeno per il momento, ci appaiono alquanto deboli rispetto alla posta in palio.