QUELLI DEL DOPPIO DOBRO STAR

“Doppio Dobro Star”, ovvero il duo musicale composto da Marco Manusso e Stefano Tavernese, così chiamato giocando con le parole e una vecchia pubblicità sul dado da brodo Star degli anni Sessanta/Settanta, s’è ritrovato per una sera al romano Big Mama, vent’anni dopo, mercoledì 20 novembre. La “reunion”, come s’usa dire in gergo, è stata piacevole, spiritosa, anche perché i due musicisti sanno intrattenere il pubblico, tra un blues e l’altro, con duetti ameni e scherzando un po’ sull’età che passa, sulle chitarre “de fero”, sui brani da fare, sulle falle della memoria.Rispetto a quattro lustri fa il suono è più aggressivo ed elettrico, anche eclettico, ma egualmente all’insegna delle sonorità slide. Io li preferisco nelle digressioni acustiche o giù di lì, ma vengo dalla musica bluegrass e old-time, suono il dobro cugino, quello di legno e col manico squareneck, quindi sono di parte. Ricco di pezzi celebri il repertorio approntato per l’occasione, con l’aria dei due vecchi amici che si ritrovano e mettono insieme quanto suonano anche separatamente. Il medley sui Beatles, qualcosa dei Rolling Stones e Ry Cooder, perfino “Massachusetts” dei Bee Gees, “While My Guitar Gently Weeps” di George Harrison, “Crossroads” e “Love In Vain” di Robert Johnson, un po’ di rock-blues tirato… Il doppio brodo/dobro è risultato saporito, il pubblico ha applaudito, pure chiesto un bis; vai a sapere se i due intendono continuare o è stata solo cucinata “una tantum”.