I MERCANTI DI VENEZIA

Il mercante di Veneziaè una storia in cui non c’è un “cattivo”: è una cosa piuttosto rara perché questi personaggi sono molto utili per quelli che devono inventare delle storie. Nonostante questo Shakespeare è riuscito a scrivere una grande commedia che parla a noi, come parlava ai suoi contemporanei, e che continuerà a parlare alle donne e agli uomini che vivranno tra quattrocento anni – ammesso che questo pianeta ci sia ancora tra quattro secoli.A dire la verità un “cattivo” in questa commedia c’è, è sempre in scena ed è ciò che fa muovere i personaggi: il denaro. E’ il denaro che serve a Bassanio per poter diventare uno dei pretendenti di Porzia, è il denaro con cui Antonio dimostra il suo amore non corrisposto per l’amico, è il denaro che rende indispensabile un uomo altrimenti disprezzato come Shylock, è il denaro rubato con cui Jessica punisce il padre usuraio, è il denaro che diventa il terreno su cui si scontrano i due nemici Antonio e Shylock, è il denaro non restituito che vale una libbra di carne. Perché è il denaro a determinare i rapporti tra tutti i personaggi della commedia. E che li rende, di volta in volta, i “cattivi”. E che rende così attuale questa storia, in un mondo come il nostro in cui i rapporti tra le persone sono definiti in maniera praticamente esclusiva dal denaro, da ciò che si possiede e da ciò che non si possiede, da ciò che si ostenta e da ciò che si desidera ostentare.Ed è proprio il denaro a rendere ironicamente simili Antonio e Shylock. All’inizio della commedia il mercante guarda con superiorità, venata di razzismo, ilparvenua cui pure è costretto a ricorrere, ma poi, una volta caduto in disgrazia, perché le sue navi sembrano naufragate, diventa un uomo umiliato. Mentre Shylock, anche se è ricco, vive da povero, in qualche modo ostenta la propria finta povertà. E la fuga della figlia, che, a differenza di lui, è nata in un mondo in cui mostrare di essere ricchi è un valore, lo umilia. E così i due finiscono per diventare la stessa maschera. E quando Porzia, che non li conosce, arriva in tribunale, deve chiedere “Chi è l’ebreo?”. Non c’è più una differenza di razza – che non c’è mai stata – ma la paura della povertà rende uguali questi due uomini per cui il denaro è così importante.