LIBANO. LA SITUAZIONE RISCHIA DI POLARIZZARSI IN BREVE TEMPO

Quel che è successo a partire da ieri sera ha del paradossale, ed è sintomatico della distanza in termini di percezioni tra i manifestanti e il presidente della Repubblica. Da un lato molta gente nata dopo la guerra civile, molta gente consapevole dei propri diritti e dei propri disagi, molta gente che pensa che andare in strada sia l’unico modo per farsi sentire, e che tuttavia negli ultimi giorni protestava più timidamente, in numeri più contenuti, forse in attesa dell’annuncio di un governo (tecnico, nelle loro speranze); dall’altro un uomo del secolo scorso, nato prima dell’indipendenza, con una guerra civile e un esilio forzato alle e sulle spalle, dopo un bombardamento dei siriani (ora suoi alleati) sul palazzo presidenziale in cui stava al tempo e in cui sta oggi con altri presupposti e altre prospettive. Il presidente Aoun con le sue parole – “tornate a casa”, “se nn riconoscete che nel sistema c’è anche gente non corrotta, andatevene”, non fate casino o ci costringete a usare la forza”, “avremmo potuto già usarla”, oltre ad annunciare di fatto un governo tecno-politico, per la delusione di chi lo chiede integralmente tecnico – ha esposto questo enorme solco, riportando la gente in piazza quasi immediatamente. Due corpi di fatto non comunicanti: la piazza che dopo le dimissioni di Hariri crede di poter mettere alle strette il presidente occupando le strade e ponendo condizioni come farebbe una piazza; il presidente che vive questa cosa come un fastidio, quasi come un gioco che concede ai manifestanti, mentre avverte che la ricreazione può finire anche bruscamente, probabilmente perché abituato a tempi in cui l’escalation violenta era più immediata, e lui ci stava nel mezzo. Tuttavia, così come una parte della piazza nei giorni scorsi non ha forse capito l’importanza di essere gradualisti e realisti, il Presidente Aoun non sta capendo che una buona parte del Paese non scherza e gli sta sfuggendo di mano, gli è sempre più personalmente ostile, e questa ostilità è proprio frutto del modo in cui Aoun ha deciso di rispondere ieri alla piazza, e che fa il paio coi disagi aggiuntivi con cui il Libano sta facendo i conti in questi giorni (sopratutto per quel che riguarda la crisi di liquidità). Tutti i libanesi con cui parlo mi dicono che questo livello di quella che ormai possiamo definire inimicizia non si è mai registrato. Si percepisce una rabbia debordante, difficile da contenere, e diverse strade sono state nuovamente bloccate. Il Problema ora è capire a che livello si scherzi col fuoco, e chi scherzi di più col fuoco di chi. Per capirsi: forse i manifestanti sottovalutano la disponibilità a usare la forza da parte di Aoun, e forse Aoun sottovaluta la disponibilità della piazza (perché “giovane” e “acerba”) a fare i conti con la violenza…(intanto la strada per Baabda è completamente bloccata). La situazione rischia di polarizzarsi in breve tempo, anche entro stasera