UN MONDO DI MACCHINE ASSERVITE AI POTENTI

UN MONDO DI MACCHINE ASSERVITE AI POTENTI

Una nuova povertà pare farsi strada subdolamente: è quella dell’accaparramento della tecnologia che fa allungare ancora di più il passo dei ricchi. Tecnologie che, snaturando il proprio compito di alleviare fatiche e preoccupazioni, si concentrano nelle mani di pochi moltiplicando le “cose” da cui fare profitto, un esercito di robot controllati da poche menti. È il rischio del futuro, della tecnologia asservita all’ingiustizia, quello che ci fu ricordato lo scorso anno da papa Francesco in occasione della Settimana Sociale dei cattolici italiani di Cagliari: «Il robot deve rimanere un mezzo e non diventare l’idolo di una economia nelle mani dei potenti; dovrà servire la persona e i suoi bisogni umani». E ancora: «L’innovazione tecnologica va guidata dalla coscienza e dai principi di sussidiarietà e di solidarietà». Parole che si scontrano con l’incapacità dei governi di combattere l’estrema disuguaglianza, continuando quasi sempre a fare gli interessi delle grandi corporation, di quei privilegiati che proprio grazie alle tecnologie vorrebbero perfino eliminare il “disturbo” di offrire le ultime briciole del loro pasto al mondo intero. Potrebbero ridurre “l’impiccio” di do- ver fare ricorso a quella massa di salari, inadeguati, stagnanti che pure permettono la sopravvivenza agli sfruttati del mondo. Un vero dilemma che Francesco ha portato alla luce, aprendo al dibattito per un necessario ed opportuno ripensamento sulle disuguaglianze presenti e future.