LICENZIATELO IN TRONCO

Ieri è stato querelato dalla Cucchi. Si è detto “tranquillissimo”. Oggi la procura lo indaga di nuovo. Si mostra tranquillo e dice “Rifarei tutto”. E’ sempre tranquillo. Ma coraggioso mai. Ed ecco, su questo dovremmo allora riflettere seriamente, senza slogan da social: il coraggio. Quello politico. Quello che dovrebbe avere un qualunque uomo candidato alla Presidenza. Il coraggio politico di assumersi la responsabilità di ciò dice, fa, dichiara. Di sottoporre a giudizio quelle idee. Perché gli uomini che desiderano governare uno Stato non hanno paura di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, delle proprie idee. Le difendono con coraggio. Anche in giudizio, se necessario. Perché se non lo facessero, non avrebbero titolo a chiedere ad altri di farlo. Di sostenerli nelle loro battaglie. Mentre lui no. Lui le sue idee non le difende, se non a parole. Fugge, sistematicamente, da ogni giudizio. Si fa chiamare “Capitano”, pretende di mettersi alla guida di un “esercito”. Usa paroloni, slogan. Gioca all’uomo forte dei pieni poteri. Ma poi, quando si tratta di scendere sul campo di battaglia e dire “Sono pronto a difendere ciò in cui credo”, fugge. Fugge via. Si ripara dietro l’immunità. Ma poi torna a chiedere agli altri di combattere per lui. Allora la domanda va al suo “esercito”: ma a voi sta bene così? Sta bene che quest’uomo che chiamate “Capitano” vi chieda di combattere per idee per le quali lui non è disposto a lottare, a sacrificarsi? Se sì, ci dispiace molto per voi. Avete scelto un pessimo combattente. Se no, forse è il momento di licenziarlo come comandante. Ma in tronco.