UNDICI SFUMATURE DI GRIGIO: UNA FIORENTINA PENOSA PERDE ANCHE A TORINO

Andare fino a Torino per tifare la propria squadra e poi rimanere fuori dallo stadio in segno di solidarietà verso i gemellati della curva Primavera, a loro volta in sciopero, poteva sembrare un atto di puro masochismo. E invece, come sempre, prima di dare giudizi è bene attendere la piega che prendono gli eventi: si sono dati “una salvata” clamorosa i tifosi viola, evitando di vedere l’ennesima prova penosa della loro squadra e magari nel frattempo invece andandosi a gustare qualche specialità dolciaria piemontese (periodo migliore tra l’altro non poteva esserci). Avrebbe probabilmente fatto volentieri lo stesso anche Commisso, il quale invece si è dovuto sorbire, per intero e dal vivo, l’ennesima sconfitta della squadra di Montella. 2-1, risultato stretto, che alla fine ci può anche stare per il finale un minimo orgoglioso della squadra, e che però non rende l’idea della povertà tecnico-tattica (come avrebbe detto Conte-Crozza) della squadra viola. Giocare male si può, succede a tanti, ma quando si toccano i vertici toccati nel primo tempo dalla Fiorentina si faticano a trovare parole atte a descrivere il disastro, proviamo a sintetizzare: giocatori di calcio in squadra uno, il solito, Castrovilli. Forza fisica nei contrasti e velocità di base due, o anche tre, scalini sotto il Toro. Idee di gioco zero, tiri in porta zero. Moltissimi invece i “vaffa” scambiati in campo tra compagni di squadra, evidentemente in cerca di un colpevole per una situazione sempre più deprimente. E sì che il Torino dall’altra parte non è che proponesse chissà quali raffinate alchimie di gioco, e del resto Mazzarri (contestatissimo dai suoi tifosi peraltro) non è che vada famoso per questo. Però se non altro dopo un quarto d’ora di studio, appurato che c’era pochissimo da studiare, i granata mettevano la Fiorentina ai paletti grazie al suddetto strapotere fisico, e di riffa o di raffa arrivavano al gol di testa di Zazza, preceduto da un altro paio di occasioni su cui, come al solito, Dragowsky si faceva trovare pronto. Pronto invece non era Ghezzal, novità dell’ultimo minuto, scelto per sorprendere il Torino con un 4-3-3 abbastanza offensivo. L’algerino è uno dei tanti colpi sparati a vuoto nel mercato estivo da Pradè, arrivati a questo punto bisogna dirlo: tolto Ribery, giocatore di un’altra categoria, gli altri o hanno reso poco o sono diventati rapidamente degli oggetti misteriosi. Tipo appunto Ghezzal o Pedro (oggi entrato nemmeno malissimo nel finale), elementi di cui non si riescono a capire qualità o difetti perché entrano in campo raramente e toccano la palla una volta ogni quarto d’ora. Ad ogni modo, detto della prima sconsolante frazione, il secondo tempo non è che si sia discostato di molto: la Fiorentina quest’anno, dopo il breve scorcio positivo del 3-5-2 (ma con lo “zampone” di un Ribery in stato di grazia) un gioco riconoscibile non ce l’ha. Si va avanti un po’ a tentoni, a tentativi, ma appena la partita si mette male le possibilità di un cambio di marcia si riducono drasticamente. C’è una mancanza di fiducia evidente. Ed anche oggi si è assistito ad una seconda parte di gara al piccolo trotto fino al gol del 2-0 di Ansaldi (stavolta non impeccabile Dragowsky), poi nel finale come si diceva l’improvviso ritorno di Chiesa a livelli… di Chiesa dava una scossa, però il gol del 2-1 di Caceres arrivava quando si era già nel recupero e quindi con le speranze che erano legate più ad un intervento divino che a reali movimenti sul campo. Mentre scriviamo ancora Montella non è arrivato in sala stampa, ma ci sentiamo di scommettere su un suo ovvio (e anche naturale) aggrapparsi alla discreta ultimissima parte di gara per dare, e darsi, una speranza nel futuro. Crediamo però che per l’attuale allenatore della Fiorentina l’unica vera speranza si chiami “feste”. Eh sì, perché ieri Rocco in un’intervista già aveva detto che a lui Rino Gattuso piace come persona, per la grinta che trasmette alle sua squadre, e perché è suo conterraneo. Difficile non sentire in sottofondo le campane suonare a morto per chi allena in quel momento. Ma appunto all’orizzonte c’è la pausa per le festività natalizie e può darsi che la dirigenza tenga duro e decida di rimandare la decisione. Non è detto però, in realtà nessuno può sapere quali siano adesso i pensieri di Commisso, che è presidente nuovo ma da ex giocatore capisce di calcio molto più di quanto si possa pensare. Vedremo, certo la situazione sta diventando imbarazzante: un patrimonio di entusiasmo (che c’è e rimarrà vivo in ogni caso) letteralmente demolito da una povertà tecnica rara. Non sarà tutta colpa di Montella, ma certo lui è il primo sulla lista degli “eliminabili” e quindi la sensazione è che sia solo questione di tempo.