AUNG SAN SUU KYI, IN AUDIZIONE ALL’AIA PER RISPONDERE ALLE ACCUSE DI GENOCIDIO DEI ROHINGYA

AUNG SAN SUU KYI, IN AUDIZIONE ALL’AIA PER RISPONDERE ALLE ACCUSE DI GENOCIDIO DEI ROHINGYA

Aung San Suu Kyi, consigliera di stato e capo di stato di fatto di Myanmar, ha dovuto rispondere all’Aia alla Corte internazionale di giustizia dell’accusa di aver violato la Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio adottata nel 1948. A denunciare le azioni dell’esercito di Myanmar contro i Rohingya è stato il Gambia, l’11 novembre scorso, e Amnesty International ha già individuato 13 alti ufficiali dell’esercito di Myanmarsu cui si dovrebbero aprire procedimenti giudiziari per i crimini commessi.Dopo l’audizione di Aung San Suu Kyi, il direttore regionale per l’Asia di Amnesty International, Nicolas Bequelin, ha diffuso un commento di cui questi sono i passi principali:«Aung San Suu Kyi ha cercato di minimizzare la gravità dei crimini commessi ai danni della popolazione rohingya. Non li ha neanche menzionati, né ha riconosciuto la dimensione di quei crimini. Questo tentativo di negare è deliberato, ingannevole e pericoloso. L’esodo di oltre 700.000 Rohingya che vivevano in Myanmar non è stato altro che l’effetto di una campagna orchestrata di uccisioni, stupri e terrore (…) gli alti ufficiali delle forze armate godono da decenni di una totale impunità. (…) In gioco c’è la giustizia per la comunità rohingya, comprese le 600.000 persone che si trovano ancora in Myanmar, a rischio di subire ulteriori crimini e urgentemente bisognose di protezione. In gioco c’è anche la sorte delle centinaia di migliaia di rifugiati che non possono tornare nel loro paese. (…) La Corte internazionale di giustizia e la comunità internazionale devono agire sollecitamente per proteggere i Rohingya e impedire ulteriori atrocità, ad esempio ordinando al governo di Myanmar di abolire le limitazioni discriminatorie nei loro confronti, assicurare l’accesso agli aiuti umanitari e cooperare pienamente a ogni indagine internazionale».