A PROPOSITO DEL DIBATTITO SULLA LAICITÀ

A PROPOSITO DEL DIBATTITO SULLA LAICITÀ

Quanto il dibattito sulla laicità sia inquinato da una isteria fuori controllo in Italia ce lo dicono le ultime ore, e i commenti che sto leggendo sulla partecipazione di una donna velata al comizio delle Sardine. Sto leggendo di tutto: “ostentazione” (fraudolenta?) di simboli, affronto, oppressione, anti costituzionalità, e via discorrendo. Registro letture asimmetriche e incoerenti, prive di un principio direzionale, da parte dei soliti fanatici ma anche da parte di qualche musulmano risucchiato nella bolla della “mente del prigioniero”. Avrei giusto qualche domanda (retorica) sparsa, così come mi vengono. Di cosa parlate, quando parlate di ostentazione di simboli? Un braccialetto, un crocifisso al collo sono “ostentazione”? Volete creare l’hijab da appoggiare sulle falangi, anziché in testa? Quanto sarebbe folle, assurdo, deprimente e lesivo della dignità se una donna che porta il velo se lo dovesse levare prima di salire sul palco, per nn provocare pruriti isterici, presagi di Isis in un popolo alimentato a dosi di islamofobia? Di cosa parlate, quando parlate di “contrapposizione identitaria” rispetto a una donna che sale sul palco per dire la sua, e per fare con ironia – sta sconosciuta: eppure è il sale dello smorzamento dei conflitti – il verso (condivisibile o meno il gusto, ok) a una leader politica che agita il cristianesimo come un vessillo crociato da agitare di fronte agli invasori, comportandosi peraltro come una cristiana sui generis? Come fate a paragonare una cittadina che parla per se stessa ad una leader di un partito politico, sostenuta da una macchina di propaganda? Come fate anche solo a pensare che parlino allo stesso titolo? Una va sul palco a fare propaganda politico-religiosa, l’altra a rivendicare la propria diversità rispetto a quella propaganda, da cittadina italiana tanto quanto la politica crociata. Di cosa parlate quando parlate di “strumentalizzazione” identitaria, se siamo di fronte a una donna maggiorenne, vaccinata e autonoma, che sale su un palco di un movimento non strutturato, non candidato alle elezioni, rivendicando la propria personale specificità nei termini che crede e che nessuno, fino a prova contraria, le impone o le suggerisce? Non è che per caso – per caso – la strumentalizzazione pelosa è quella che operate voi, che date appunto per scontato che una donna adulta sia così ingenua da farsi “usare” (ma da chi, poi?), anziché avere una sufficiente autonomia decisionale e un sufficiente spirito di iniziativa da voler salire su un palco e dire la sua? Di cosa parlate, quando parlate di “velo” come simbolo di oppressione, universalizzando le esperienze personali, rendendo una possibilità (imposizione velo, oppressione, ecc) prassi, regola, ignorando il peso che le sovrastrutture hanno su tutti noi (e nn solo sui musulmani e sulle musulmane), influenzando le nostre libere scelte in ogni campo da quando siamo piccoli? Da dove avete preso l’idea che il velo, in quanto simbolo religioso, debba essere messo solo in moschea e non altrove? Chi vi dà il diritto di sindacare puntualmente sulla coscienza altrui, di misurare il grado di consapevolezza di una scelta che attiene alla sfera esteriore e che semmai, di questi tempi, dovrebbe essere tutelata e garantita a priori, proprio per i “problemi” che può attirare in un mondo malato di scontro di civiltà? Di cosa parlate, quando dite che il velo alimenta il “conflitto”, se uno dei messaggi principali delle Sardine si lega proprio al cambio radicale dei toni e dei termini del dibattito, del linguaggio, e quindi anche delle modalità di confronto e di presenza pubblica, tale che magari, semmai, una donna che porta il velo, al limite, fa anche uno sforzo maggiore a presentarsi e farsi ascoltare da un certo pubblico malato di pregiudizi, e per lei – in un ottica di maggiore accettazione – sarebbe certo più facile rinunciare a simboli nei quali crede, non indossandolo mq presentandosi nelle vesti più gradite al pubblico stesso? Specie in un paese in cui la percezione di presenza musulmana è circa il quadruplo della effettiva presenza? Di cosa parlate quando parlate di “democrazia significa laicità”, smentendo in un secondo netto quintali di letteratura, la quale – a latere – suggerisce chiaramente che può esistere democrazia senza laicità e sopratutto laicità senza democrazia? Di cosa parlate, quando confondete quella stessa laicità – assolutamente sana – per qualcosa di molto diverso, per negazione (e caratterizzazione ex ante ed esclusiva, dato che vengono definiti “simboli di oppressione”, una cosa che nn avviene per quelli cristiani) dei simboli, anziché neutralità, inclusione simultanea e parità di dignità per tutti i simboli, uguali (poiché ugualmente irrilevanti) di fronte allo Stato, e protetti – non combattuti – dall’articolo 19 della Costituzione? Di cosa parlate, quando chiedete ad una donna italiana di “adeguarsi alla laicità”, di avere un outfit che non vi generi preoccupazioni, per poter essere considerata sostanzialmente cittadina (attiva) italiana a pieno titolo? Forse è bene fermarsi qui, per ora