OGNI PRESEPE È IL PIÙ BELLO

OGNI PRESEPE È IL PIÙ BELLO

C’è un Presepe che possiamo ancora ammirare nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.È stato realizzato nel 1944 e ci ricorda la forza di questa raffigurazione della Natività che supera il senso della barbarie rappresentato da quel tempoA costruirlo furono alcuni prigionieri italiani reclusi all’interno del campo di concentramento di Wietzendorf, in Germania. Come in ogni presepe anche in questo ci sono i personaggi classici, le statuine, fatte nascere grazie a semplici cose miracolosamente scampate alle perquisizioni.In questa luogo di una cittadina tedesca tra Amburgo e Hannover, furono rinchiusi migliaia di soldati italiani che all’indomani dell’armistizio di Cassibile con il quale l’Italia firmava la fine della guerra con le Forze alleate, avevano deciso di non collaborare con i nazisti e di non aderire alla Repubblica di Salò.In questo luogo abbandonato da tutto ci fu chi costruì una quindicina di esili figure di una trentina centimetri d’altezza, ricavate dal legno dei giacigli e con un po’ di filo spinato per scheletro. Personaggi tutti rivestiti da parti di indumenti e da piccoli ricordi di famiglia che lì assumevano un valore incalcolabile.Si racconta che tanti prigionieri contribuirono offrendo il poco che avevano: lembi di camicia, piccoli pezzi di carta o di corda, dei ritagli di stoffa e naturalmente un ago per poter cucire gli abiti che avrebbero rivestito i personaggi. In quel Presepe il Bambino venne avvolto in un ritaglio di seta mentre il lembo di quella che potrebbe essere la tonaca di un frate diventò il saio della statuina di San Francesco. Il Presepe di Wietzendorf divenne così l’espressione di una fede, di una resistenza, della volontà di sperare perdutamente di quel bene che si fa presente nei luoghi della barbarie e si fa vincente nel nome di Cristo, nel nome di quella speranza, di quel sentimento di umanità che travalica anche il senso della Fede.In questa opera costruita di nascosto vide la luce non solo un Presepe ma ebbe ad emergere la forza per affrontare, insieme, con dignità il calvario quotidiano in quel luogo di indicibile sofferenza e disumanità. E di presepi che raccontano del dolore e al tempo stessa la luminosa speranza del nostro tempo n’è pieno il nostro Paese.Ne è piena la nostra Toscana.Sì perché il presepe oltreché essere la rappresentazione di una Festa, la più gioiosa, la più grande, è pure la memoria di quella Storia che ha cambiato il destino degli uomini e delle donne da duemila anni.Ogni sua forma e rappresentazione è memoria e rappresentazione di bellezza e di Fede. Di speranza, di vicinanza. Il Presepe, ogni Presepe, rifuggendo da ogni possibile strumentalizzazione esprime il senso del bene, anche quello mancato di quanti ebbero, ieri come oggi, a non comprendere il valore di umanità e sacralità Il Presepe ci riporta, in piena sintonia con il messaggio evangelico.E il Natale che fa emergere le contraddizioni del nostro tempo è che risiedono anche dentro ognuno di noi.Ci impone di guardare alle nostre coscienze prima che a quelle degli altriCi domanda delle porte sbattute in faccia a quanti tendono la mano, chiedono il rifugio per una notte o magari con lo sguardo degli occhi ci domandano un istante di attenzione.Dunque come non giudicare la bellezza dei presepi presenti nelle nostre case, nelle nostre comunità. Ognuno di essi, da quello classico, a quello napoletano, a quello palestinese, a quello realizzato dei mille materiali che andiamo poi ad ammirare, trova posto nella nostra coscienza di uomini e di fedeli.Ogni Presepe diventa da ammirare Accostarsi al Presepe porta ad avvicinarsi al bello, fa comprendere al tempo stesso le fragilità.Lo vedemmo lo scorso anno in San Pietro con quella immensa opera realizzata con la sabbia.Un opera maestosa e delicata. Allo stesso modo non possiamo che riconoscere l’impossibilità di appropriarci egoisticamente di quel Racconto che non è fatto di singole figure, che non è fatto di statuine ma essenzialmente è rappresentazione al personale ma anche della vita di una comunitàDi quella Famiglia, con quei pastori, con gli ultimi che adorano quello che altri hanno respinto, cacciato.Ed il Presepe richiama alla dignità dell’Uomo ma anche di quella degliuomini.Ecco perché i presepi come quello presente sull’altare di Santa Maria Maggiore a Vicofaro, come quello presente nella Casa della Carità, fondata a Milano dal cardinale Martini, o quello laico realizzato all’interno di quella scuola I.C. Convenevole di Prato che ha fatto altrettanto scandalo, mostrano tutti, in questo Natale, la forza di un evento unico, di straordinaria bellezza che ha cambiato la storia del mondo per risollevarci da ogni egoismo.Per riscattarci dagli egoismi