2019. L’ANNO DEGLI INCIDENTI STRADALI. MA C’E’ UN RIMEDIO ALLA STRAGE

2019. L’ANNO DEGLI INCIDENTI STRADALI. MA C’E’ UN RIMEDIO ALLA STRAGE

Il 2019 sarà ricordato come un anno terribile per i morti sulle strade. Il 25 % in più rispetto al 2018, anche se c’è stata una diminuzione degli incidenti, il che in qualche modo la dice lunga sui comportamenti degli utenti della strada, di tutti gli utenti però, non solamente degli automobilisti. Di fronte a queste stragi c’è chi, con molta poca fantasia e con altrettanto scarso senso della realtà, chiede alla politica strumenti più efficaci per impedire comportamenti scorretti alla guida. Eppure, tra le ultime misure repressive messe in atto dai nostri parlamentari, figura quell’omicidio stradale che, lanciato in pompa magna come strumento efficacissimo, in realtà ha portato solamente un incremento del lavoro per gli avvocati, poiché non teneva in considerazione la furbizia atavica degli italiani. Eh si, perché i legislatori hanno inserito nel reato di omicidio stradale, anche l’infortunio, ma, non contenti, hanno lasciato aperta la possibilità ad ogni tipo di danno che si protragga oltre i 40 giorni. Non solamente prognosi ospedaliere dunque, ma anche giorni di infortunio certificati dal proprio medico di base, per una frattura oppure un colpo della strega. Di certo una misura del genere non è un deterrente per la condotta scorretta sulle strade, così come non lo è la norma che stabilisce, in caso di investimento di pedone, la colpa iniziale al 100% attribuita all’automobilista, per poi essere sgravata di peso a seconda delle circostanze che il giudice dovrà valutare. Come a dire che se sei un pessimo pedone ma hai un ottimo avvocato ed incontri un giudice tra i peggiori del tribunale, avrai ragione anche in caso di torto. Quindi torniamo all’inizio della questione: cosa può fare la politica? Obbligare le telecamere su ogni veicolo? Togliere la patente a chi ferisce altri utenti? In realtà la storia insegna che inasprire le pene corrisponde a comportamenti sempre meno leciti ed onesti, ed in caso di sinistro stradale si cercherà un metodo scaltro per togliersi dai guai, a partire dalla fuga senza lasciare tracce. Quello che manca non è un codice della strada all’altezza della situazione, ma un codice morale e di convivenza civile, qualcosa che insegni a comportarsi bene. ovviamente l’esempio non può partire da chi evita il traffico usando le auto blu, o le scorte. Ed altrettanto sicuramente la mancanza di pene certe non incentiva chi si siede alla guida della propria auto. Tra cavilli e trucchi legali spesso non si ottengono risarcimenti, per non parlare della giustizia. In aggiunta a questo stato di cose, sempre più spesso chi deve vigilare sulla sicurezza diventa imputato, per motivi legati ad opportunità, tutela, valutazione delle circostanze. È recente il caso dell’appuntato dei carabinieri di Ostra, vicino Ancona, che sparò alle gomme di un Suv in fuga, ed un proiettile, ferendo mortalmente uno dei malviventi a bordo a causa di un proiettile rimbalzato in modo imprevedibile. Ebbene, quell’appuntato dell’Arma ha dovuto superare 3 gradi di giudizio per dimostrare la propria innocenza, la non volontarietà nel ferire alcuna persona. Difendersi in giudizio per aver fatto il proprio dovere, perché un malvivente che scappa non si ferma all’alt, e gli insulti a quanto sembra non sono abbastanza efficaci per impedire la fuga di qualcuno. Allora come si risveglia la coscienza delle persone? insegnando che ogni azione comporta delle conseguenze, che attraversare la strada guardando il cellulare non è meno pericoloso del guidare portando il telefono all’orecchio. Sensibilizzare dovrebbe essere la misura da adottare, ma costa fatica, impegno, e poi dare l’esempio non conviene, per quale motivo impegnarsi a dimostrare di rispettare le regole quando mi basta un lampeggiante per evitare il traffico oppure per parcheggiare sul marciapiede? Per quale motivo si dovrebbero istituire corsi di educazione alla strada, con esborso di soldi? È passato il tempo dei genitori che ricordavano ai figli i danni derivanti da guide sconsiderate, ed oramai non è raro vedere un padre oppure una madre traversare la strada con il semaforo rosso, trascinando il figlio per mano. Non serve mettere limiti e divieti se non si comprende che il dramma non è la patente ritirata ma la vita spezzata. Il compianto DJ Fabo perse la possibilità di vivere a causa di un incidente, ma quelle immagini di lui su un letto di ospedale, tetraplegico e cieco, non furono mai commentate abbastanza, si preferì parlare della persona, tralasciando le cause del disastro: il telefonino finito sul tappetino della sua autovettura mentre lui stava guidando, ed il provare  a recuperarlo senza accostare e fermare il veicolo. Non inaspriamo le pene, non mettiamo museruole, ma ricordiamo il valore della vita, e le conseguenze delle scelte sbagliate.