SETTE MESI SENZA STIPENDIO, SENZA DIRITTI E PURE ARRABBIATI, IL DECRETO SALVINI ENTRA IN FUNZIONE PER LA PRIMA VOLTA CONTRO GLI OPERAI PRATESI

SETTE MESI SENZA STIPENDIO, SENZA DIRITTI E PURE ARRABBIATI, IL DECRETO SALVINI ENTRA IN FUNZIONE PER LA PRIMA VOLTA CONTRO GLI OPERAI PRATESI

Per il decreto Salvini non avrebbero dovuto arrabbiarsi troppo. Strano il destino di questi operai che non hanno compreso di aver passato ogni limite. Di aver protestato troppo, di non aver creduto a quelle istituzioni che li avrebbero sicuramente difesi.Tornano alla mente altre proteste, altre rivendicazioni, in altri tempi di cui però chi ancora può ricordare, ricorda. E così ecco scattare 21 multe, ognuna di un importo compreso fra i 1000 e i 4000 euro. Tutte notificate ai manifestanti che lo scorso 16 ottobre parteciparono allo sciopero alla tintoria Superlativa di via Inghirami di Prato, indetto da un sindacato. Ad elevare le sanzioni la Questura di Prato, che per la prima volta in Italia ha dovuto applicare il decreto sicurezza per sanzionare il “blocco stradale”. Ci aveva pensato il ministro dell’Interno Salvini che volle scoraggiare chi nell’ambito di manifestazioni, ostruiva la circolazione stradale, anche solo con il proprio corpo.Ma via Inghirami non è una tangenziale, non è strada di grande percorrenza, non è la via Emilia per stare all’immagine di una storica foto che viene alla mente. Una misura ad hoc che adesso trova attuazione per i disperati di Prato, tra i lavoratori in sciopero della Superlativa, quasi tutti pakistani e africani e quanti per solidarietà erano scesi in strada al loro fianco. Un regalo di Natale che aggiunge il peso della legge verso quanti, ultimi, si trovano troppo spesso in balia della più completa disattenzione dei primi valori costituzionali che invocano al rispetto del lavoro e della sua dignità. Che impongono il rispetto dei valori civili. Sì perché quegli operai protestavano da tempo per le condizioni di lavoro nell’azienda, la cui attività fra l’altro era stata sospesa più volte negli ultimi anni per lavoro nero e irregolarità varie. Per dei turni di lavoro insostenibili, per la negazione di diritti elementari come quelli alla malattia e le ferie. Con paghe che spesso non superano i mille euro al mese. Era accaduto anche che ad ottobre un’auto in uscita dalla Superlativa si fece largo tra il sit-in degli operai in sciopero, aveva schiacciato il piede alla sindacalista dei Si-Cobas, Sarah Caudiero, che aveva dovuto ricorrere alle cure dell’Ospedale. Questo ennesimo gravissimo fatto aveva provocato una nuova dura condanna degli operai che in segno di solidarietà e di condanna dell’accaduto erano scesi in strada, in via Inghirami, dove si erano radunati in un centinaio di lavoratori. La Questura, era intervenuta per sgomberare il presidio, ripristinare il traffico e contestare adesso quel blocco stradale che applica per la prima volta il decreto Salvini per questa tipologia di reato. Chiare le parole dei sindacalisti che avevano sostenuto quella protesta: “Quando i lavoratori entrarono in agitazione non ricevevano stipendio da sette mesi. Ma non solo. Protestavano contro il mancato rispetto dell’accordo sindacale sottoscritto a luglio che avrebbe dovuto aprire un percorso di regolarizzazione”.Inizierà adesso un percorso processuale che potrebbe portare lontano e che ci auguriamo possa cancellare una storia che riporta indietro, nel tempo e nella storia.Un diritto che persistendo anche l’attuale legge Salvini dovrà valutare il merito dell’infrazione in base alle molteplici disattenzioni ed anche alle modalità al luogo, alla strada dove il “reato” si è compiuto.C’è però un dovere che va oltre un riscontro che troverà risposta nella legge ed è quello alla solidarietà verso queste persone, verso questi lavoratori che tutto sono fuorché degli extraterrestri.Anche per loro vale quello che molti di noi dicevano, imploravano, gridavano: non esiste alcun diritto ad essere sfruttati. Ed ancora di più, oggi al nostro tempo, questa dovrebbe essere la verità, la verità di tutti, per tutti, in un esame di coscienza che mira a ritrovare non verso altri ma proprio dentro di noi quel che siamo diventati.