CONTE SCORPORA IL MIUR: AZZOLINA ALL’ISTRUZIONE, MANFREDI ALL’UNIVERSITA’

Se Conte aveva in animo di sorprenderci c’è riuscito pienamentenella Conferenza di fine anno a Villa Madama. Dopo aver illustrato il cronoprogramma che il governo intende spalmare nei prossimi tre anni di legislatura,tira fuori il coniglio dal cilindrocome il più consumato dei maghi:lo sdoppiamento del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca. Di fatto il Miur ridiventa MPI. Un ritorno alle origini.A quando i due dicasteri viaggiavano in perfetta autonomia. Prima che la Riforma Bassanini, in una rimodulazione dei ministeri (prevista più che altro in un’ottica di risparmio per le casse dello Stato), dopo varie peripezie, entrasse in vigore nel 2001, nel governo Berlusconi. ‘Mi sono convinto che la cosa migliore per potenziare la nostra azione sia separare il comparto scuola da quello ricerca ed università, hanno logiche e problematiche diverse. Mi farò latore della creazione di un nuovo ministero dell’Università e della Ricerca’,ha detto il premier Conte. Aggiungendo subito dopo i nomi dei nuovi ministri:Lucia Azzolina all’Istruzione, Gaetano Manfredi all’Università e Ricerca. Seil nome della già sottosegretaria pentastellata era nell’ariafin da subito le dimissioni di Lorenzo Fioramonti, assolutamenteinaspettato è quello del rettore dell’Università Federico II di Napolialla guida del neonato dicastero, dopo l’ancor più inaspettato spacchettamento del Miur. Un annuncio che sta facendo discutere il mondo della scuolache ancora non si è ripreso completamente dalle dimissioni di Fioramonti. Annuncio salutato favorevolmente dalla maggioranza di governo, decisamente critica l’opposizione. Originaria di Siracusa, trentasette anni, la neoministra Azzolina vanta al suo attivo due lauree, una in filosofia, la seconda in giurisprudenza.Un passato all’interno del sindacato Aniefe nel maggio scorso vince il concorso per dirigenti scolastici. Dalla Sicilia si trasferisce prima in Liguria e poi a Bielladove diventa insegnante di ruolo.L’attività politica inizia nel gennaio scorso quando decide di candidarsi nel M5Sper la quota proporzionale Novara-Biella-Vercelli-Verbania,risultando la donna più votata.Il 19 marzo 2018 viene eletta deputata.Da componente della commissione Cultura partecipa al concorso per diventare dirigente scolastico, vincendolo. Questo le costerà molte critiche sui social da parte degli insegnanti.Il 13 settembre scorso viene nominata sottosegretario di Stato al Miur nel governo Governo Conte II, con Lorenzo Fioramonti alla guida di viale Trastevere.Oggi la promozione a ministra. Una nomina che divide, la sua.Criticato il decreto scuola di recente varo che ha ‘scordato’ in gran parte i precari storici, ancora una volta dimenticati nelle prossime assunzioni.‘Metterò tutto il mio impegno per riportare i ragazzi e il loro futuro al centro del sistema di Istruzione e del Paese. Non vedo l’ora di cominciare’,commenta nel suo profilo Fb. ‘C’è tanto lavoro da fare. E lo faremo. A testa bassa, con umiltà, attraverso l’ascolto, il confronto e continuando ad andare nelle scuole, come ho fatto in questi mesi da Sottosegretaria’. I docenti, da decenni maltrattati da tutti i governi che si sono succeduti, l’aspettano al varco. Decisi non fare sconti. Originario di Ottaviano (NA), cinquantacinque anni,il neoministro Manfredi è il rettore dell’Università Federico II di Napoli.Un ingegnere che non voleva fare politica, sostengono quanti lo conoscono a fondo. Politica dalla quale si è sempre tenuto alla larga, preferendo gli studi umanistici e l’amore per la ricerca. Politica che da oggi dovrà mettere al servizio, insieme alla esperienza sul campo, nel dicastero che andrà a dirigere. ‘L’università è fattore di sviluppo. Se mettiamo al centro la qualità delle persone non possiamo sbagliare. In condizioni sicuramente complicate cercherò di fare il massimo per il nostro sistema’, da dichiarato subito dopo la nomina. Ai due neoministri spetta un compito gravoso: riportare in auge le sorti della scuola.Saranno all’altezza delle aspettative? Intanto buon lavoro, le valutazioni a fine mandato. Ma se, come ci ha ricordato Fioramonti, senza soldi non si canta messa, a poco o nulla servono le buone intenzioni.Più di qualcuno, maliziosamente si domanda:non sarebbe stato più saggio doppiare i fondi piuttosto che i ministeri?