RIMBORSI 5S. PARAGONE ACCUSA MA IL SENATORE DI MARZIO AVEVA GIA’ CHIARITO

E’ guerra dei rimborsi in casa 5 stelle, contro il ministro Fioramonti, che taluno accusa di non avere adempiuto all’obbligo assunto dai grillini di restituire parte della somma incassata come parlamentari. Una guerra in cui si è inserito Gianluigi Paragone, parlamentare dissidente e vicino, fin troppo secondo alcuni, alle posizioni leghiste (a suo tempo fu direttore del quotidiano dei leghisti “La Padania”). Curiosa comunque la modalità con la quale Paragone si inserisce nella polemica. “Difende” infatti a modo suo Fioramonti, snocciolando un rosario di altri parlamentari pentastellati sottrattisi secondo lui all’obbligo dei rimborsi. La litania, come tale la riporta il QN, contiene i nomi di 13 deputati e 7 senatori. Insomma, se lui viene considerato nel mirino dei probiviri per il voto negativo sulla manovra, vuole che la paghino cara anche tutti quegli altri che “predicano bene e razzolano male”. Tutto chiaro? Mica fino in fondo. Perché tra i senatori presunti furbetti c’è anche Luigi Di Marzio. Forse Paragone non lo sa, ma Di Marzio, evidentemente già messo sotto accusa a suo tempo per i presunti mancati rimborsi, ha risposto agli accusatori fin dall’11 dicembre e ha reso pubblica su fb la sua replica una settimana fa. In un comunicato, che riportiamo integralmente a fine articolo, il senatore dichiara infatti quanto segue. “Accludo copia di tutti i versamenti regolarmente effettuati, a fronte di specifica quantificazione degli importi richiesti -ma ciononostante non rilevati- relativamente al periodo in causa.Provvederò altresì tempestivamente, all’atto della comunicazione del relativo ammontare, al conguaglio di eventuali ulteriori somme dovute, delle quali non mi fosse finora pervenuta richiesta”. Salvo equivoci, dunque, tutti i contributi richiesti sono stati versati. Si chiede inoltre il perché della “mancata registrazione dei versamenti effettuati -adempimento peraltro presumibilmente di limitatissima onerosità per quanti vi abbiamo dimestichezza per compiti di supervisione- ed inequivocabilmente verificabili”. E’ sufficiente la giustificazione dei supervisori che il senatore non abbia provveduto di persona alla registrazione del versato? Si tratterebbe quindi di somme regolarmente versate, ma non ancora registrate. Resta il fatto che Di Marzio, carte alla mano, a leggere gli allegati pubblicati su fb, i soldi ce li ha messi. Certo se una situazione analoga si fosse verificata per gli altri 20 “reprobi” le accuse di Paragone assumerebbero un colore a dir poco molto più sbiadito. Non solo. Tutta la guerra dei rimborsi assumerebbe un significato diverso da quanto apparso finora sui media, anche per quello che riguarda Fioramonti. Comunicato di Luigi Di Marzio [riprodotto sulla sua pagina facebook in data 21 dicembre] A riscontro della comunicazione in oggetto (all.1) accludo copia di tutti i versamenti regolarmente effettuati (all.2), a fronte di specifica quantificazione degli importi richiesti -ma ciononostante non rilevati- relativamente al periodo in causa.Provvederò altresì tempestivamente, all’atto della comunicazione del relativo ammontare, al conguaglio di eventuali ulteriori somme dovute, delle quali non mi fosse finora pervenuta richiesta.Non senza dover tuttavia evidenziare, a proposito di tale computo, inevitabilmente opinabile ed aleatorio, come, al di fuori della indiscutibile contabilizzazione dell’importo dei versamenti contributivi INPS, oggetto di trattenuta da parte del Servizio per le Competenze del Senato (all.3) -costituenti spesa addebitata personalmente a me in diretta conseguenza dell’intervenuto mandato parlamentare, poiché non più a carico alla ASReM, di cui sono dipendente collocato in aspettativa senza assegni- non mi avvalgo di ulteriori detrazioni di spese personali, poiché possibile oggetto di strumentali speculazioni, rispetto alle quali non intendo consentire qualsivoglia eventualità di coinvolgimento; tantomeno in presenza addirittura della intervenuta decurtazione del mio reddito imponibile, a seguito dell’esercizio dell’attuale mandato parlamentare, come riscontrabile in atti pubblici del Senato.Al riguardo non dovrebbe altresì neppure sfuggire come la mancata registrazione dei versamenti effettuati -adempimento peraltro presumibilmente di limitatissima onerosità per quanti vi abbiamo dimestichezza per compiti di supervisione- ed inequivocabilmente verificabili, risulti pertanto solo formalmente giustificata dalla circostanza che non abbia potuto provvedervi direttamente.Ciò a causa della indisponibilità di qualsiasi sorta di collaboratori incaricati delle relative incombenze -i corrispettivi della cui opera vengono pertanto integralmente restituiti all’amministrazione del Senato- in conseguenza della rinuncia a tale ausilio, compiuta al fine di evitare l’addebito a carico del contribuente di oneri per l’impiego -peraltro anch’esso sovente oggetto di illazioni- di figure professionali i cui compiti rischierebbero di sostanziarsi in una mera narcisistica celebrazione della committenza.Cordialmente,Roma,11 dicembre 2019.dott. Luigi Di Marzio”