IL RISIKO DELLA GEOPOLITICA A CUI TUTTI GIOCANO

IL RISIKO DELLA GEOPOLITICA A CUI TUTTI GIOCANO

Tutti giocano al Risiko della geopolitica e si affannano nel far previsioni. Così, tanto per dar fiato alla bocca. Io mi limito a farvi notare che le prime vittime della situazione creatasi in Medio Oriente dopo la morte del generale iraniano Kassem Suleimani rischiano di essere il popolo iracheno e quello libanese. E vi spiego perché Entrambi i Paesi sono retti da regimi-fantoccio che prendono ordini direttamente dall’Iran – è il caso di Baghdad – o ne sono fortemente condizionati – è il caso del Libano. E Suleimani era il grande burattinaio di questa politica imperiale. In entrambi i Paesi è in atto inoltre, da mesi, una rivolta di popolo che contesta l’asservimento all’Iran e si oppone ad un sistema di potere basato sulle divisioni etniche e confessionali. E’ l’onda lunga delle Primavere arabe del 2011 – che non sono fallite, come qualcuno pensa – e i giovani iracheni che occupano Piazza Tahrir dal 25 ottobre – così come i giovani libanesi che scendono per strada da mesi – hanno già dimostrato di aver imparato dagli errori fatti in passato. Il problema adesso è che a Baghdad come a Beirut chi sta al potere – e che finora non è riuscito ad aver ragione della rivolta – si ritrova grazie a Trump con un’arma in più, potentissima: il patriottismo. E non sarebbe la prima volta che le improvvise accelerazioni nelle dinamiche geo-politiche regionali – e l’omicidio mirato del generale Suleimani ne è di certo un fattore potente – finiscono per travolgere i movimenti di piazza e più in generale le dinamiche sociali interni ad un paese. Sia a Baghdad che a Beirut la rivolta delle piazza era riuscita a far cadere la testa dei due primi ministri, Madhi e Hariri. Adesso è ovvio che i regimi si chiuderanno a riccio e aumenterà la repressione, giustificata dalla necessità di rafforzare l’unità nazionale contro gli attacchi alla “sovranità”. Ora più che mai serve quindi il massimo sostegno ai Ragazzi di Piazza Tahrir e ai giovani libanesi. Cominciando con l’evitare la troppa confusione che si fa sui media. Contrariamente infatti a quello che si sente e si legge, ad assediare l’ambasciata USA di Baghdad sono state le milizie sciite dirette dall’Iran e non gli occupanti di piazza Tahrir. E la gente scesa in piazza in questi mesi a Beirut, Tripoli, Tiro non è la stessa che protesterà nei prossimi giorni, eseguendo gli ordini degli hezbollah libanesi. .